Nella moderna costruzione della scena urbana, con questa espressione si vuole definire quell’ambito disciplinare che si occupa dello studio, della progettazione (landscape design) e della gestione di tutti gli spazi esterni. A partire dagli ultimi due decenni del 20° sec., in particolare, si è registrata una peculiare attenzione rivolta a problematiche e occasioni di intervento capaci di fornire risposte adeguate ai crescenti problemi di carattere ecologico-ambientale, agli effetti di riconversione delle aree dismesse (fronti marittimi, nuclei industriali, stazioni ferroviarie, mattatoi, mercati generali ecc.), ai fenomeni di espansione del territorio urbanizzato, in relazione con la formazione dei contesti eterogenei e discontinui delle periferie e delle città.
L’architettura del paesaggio, superando i limiti disciplinari e le rigide differenziazioni delle varie scale d’intervento progettuale, riallacciandosi alla tradizione del 18° e 19° sec. (Le Nôtre, L. Capability Brown ecc.), o a quella di figure quali R. Burle Marx nel 20° sec., tende comunque ad ampliare il suo più classico ambito di pertinenza per cercare di acquisire il valore e il significato specifico di «arte del luogo»: una sovrapposizione di valenze estetiche, funzionali e simboliche, orientate a tentare di prefigurare e restituire, attraverso nuove esperienze progettuali, le relazioni multiple, possibili, tra architettura, arte e natura. Dagli interventi diffusi su tutto il territorio in città come Barcellona o Lione (dagli anni 1980 e 1990), ai progetti puntuali di riqualificazione urbana portati avanti da architetti-paesaggisti (A. Chemetov, G. Clément, Corajoud, J. Coulon, M. Desvigne e C. Dalnoky, A. Geuze, P. Walker, F. Zagari ecc.); dai grandi parchi naturali (fra gli altri, gli interventi di G. Hargreaves), ai progetti di riconversione bio-ecologica di ampie zone inquinate (con il caso esemplare dell’IBA Emscher Park 1989-99 in Germania); dai parchi urbani, luoghi di nuove centralità e densità di valori (uno fra tutti, il Parc de La Villette a Parigi di B. Tschumi, 1982-98), fino alle sperimentazioni di veri e propri paesaggi infrastrutturali (i progetti di Ben Van Berkel & C. Bos, di Reiser+Umemoto ecc.), il progetto del paesaggio tende anche a divenire una sorta di ‘spazio critico’ in cui sondare diversi terreni di ricerca al fine di realizzare nuovi possibili scenari urbani.