Pittore e incisore (Norimberga 1471 - ivi 1528). È il più alto rappresentante dell'arte e della cultura del Rinascimento del Nord e il carattere nordico del suo temperamento si rivela potentemente nel predominio dell'espressione grafica, comprendente, nel senso più ampio, il disegno, che va dalla composizione allo studio dal vero, al paesaggio, al ritratto. Grazie ai suoi studi scientifici e ai suoi viaggi, ha messo in contatto il Nord e il Sud dell'Europa, contribuendo a rendere moderna la cultura nordica.
Figlio di Albrecht Dürer il Vecchio, orefice di origine ungherese e di Barbara, figlia dell'orefice Hieronymus Holper, dopo esser stato istruito dal padre come orefice, nel 1486 D. era avviato alla bottega del pittore M. Wolgemut. Di quel primo periodo rimangono alcuni disegni, tra cui l'autoritratto a matita nell'Albertina (1484). Altri disegni recano la sua sigla della prima maniera "Ad", che solo nel 1496 fu sostituita col monogramma. Del 1490 è la sua più antica pittura datata, il ritratto del padre (Uffizi); dal 1490 al 1494 viaggiò per la Germania. Oltre a varî disegni e alla miniatura di Gesù Bambino (Albertina, Vienna, 1493), è di quegli anni la Madonna della libellula, incisione che rivela l'influsso di M. Schongauer. L'autoritratto del D. al Louvre (1493) riflette elementi proprî del cosiddetto Hausbuchmeister, che con la sua maniera larga continuò per molto ad influire sul D. incisore. Di ritorno a Norimberga sposò (1494) Agnese, figlia di Hans Frey; nello stesso anno dovette andare a Venezia, rimanendovi fino al 1495. Alcuni disegni e copie da disegni italiani (testa d'uomo barbuto, da un disegno perduto del Mantegna: Uffizi) costituiscono altrettante prove di questo primo viaggio in Italia, come pure l'ampiezza e grandiosità formale visibile nelle prime stampe dell'Apocalisse. Tuttavia in queste incisioni in legno (15 fogli), come nei sette fogli della Passione, il D. mostra di non lasciarsi influenzare dall'arte italiana. Le pitture del D. dello stesso periodo non raggiungono l'intensità di espressione dell'Apocalisse, eccettuato il vigoroso ritratto di O. Krell (1499, Pinacoteca di Monaco). Ma presto l'impeto tragico si affievolisce per cedere il posto a elementi lirici, alle gioie delle cose semplici e umili, come nella Madonna con molti animali, disegno a penna acquerellato (Albertina, Vienna), nella bellissima Adorazione dei Magi (1504, Uffizi) e nelle incisioni in legno della Vita della Madonna (1511). Fu nuovamente a Venezia (1505-06), dipingendovi ritratti di mercanti tedeschi e un capolavoro, la Festa del Rosario (1506, Národní Galerie, Praga), per l'altar maggiore di S. Bartolomeo. Altre opere dello stesso anno sono il Gesù tra i dottori (Coll. Thyssen, Lugano, 1506) e il gran quadro della Madonna (Staatliche Museen, Berlino, 1506). Dopo una breve sosta a Ferrara e Bologna, il D. tornò a Norimberga, continuando a dipingere (Adamo ed Eva, Prado, 1507; il Martirio dei 10.000, Kunsthistorisches Museum, Vienna, 1508). Poi l'artista si dedicò quasi esclusivamente all'incisione (la Deposizione di piccolo formato; la cosiddetta Passione incisa su rame; il volume della Piccola Passione incisa in legno). A questo periodo risalgono le relazioni con l'imperatore Massimiliano e del 1512 circa sono i tentativi del D. nella tecnica della punta secca (S. Girolamo; Sacra Famiglia) ove raggiunse effetti che precorrono il chiaroscuro del Rembrandt. Tra il 1513 e il 1514 si hanno i suoi capolavori d'incisione in rame: Il cavaliere, la morte e il demonio, il S. Girolamo nello studio e la Malinconia, di complesso significato allegorico. Dopo la morte di Massimiliano (1519) il D. si recò nei Paesi Bassi dove eseguì ritratti e altri disegni a carbone e gesso. Delle grandi pitture di questi ultimi tempi restano solo le cosiddette Figure degli Apostoli (Alte Pinakothek, Monaco, 1526) e molti ritratti dipinti o incisi, tra cui quelli dipinti di Girolamo Holzschucher (Staatliche Museen, Berlino, 1526) e di Giovanni Kleberger (1526, Vienna), e le incisioni di Federico il Savio e di Erasmo da Rotterdam (1526). Gli studî teorici del D. furono da lui compendiati in tre libri: Unterweisung der Messung (1525), Unterrichtung zur Befestigung der Städte, Schlösser und Flecken (1527) e Die vier Bücher von menschlicher Proportion (postumi, fine 1528). Il D. ha lasciato anche un importante contributo nel campo astronomico incidendo due carte celesti, le prime a stampa (1515).