Deformazione prodotta in un corpo a prevalente sviluppo longitudinale da variazioni di temperatura o da sollecitazioni meccaniche. Nella tecnologia dei materiali da costruzione si distinguono un a. elastico, un a. permanente, un a. di rottura.
L’ a. elastico di un solido omogeneo prismatico di lunghezza l, sezione S, modulo di elasticità (Young) E, sollecitato da un carico assiale F, vale Fl/(ES); il corrispondente lavoro di deformazione vale F2l/(2ES);
l’ a. permanente, a differenza di quello elastico, non scompare al cessare della causa che l’ha provocato.
L’ a. di rottura è l’aumento unitario di lunghezza che si verifica, fino alla rottura, in una provetta metallica di dimensioni unificate sottoposta alla prova di trazione; è espresso dalla relazione: ε=(L−l)/l, dove l è la lunghezza primitiva e L quella alla rottura; costituisce uno dei dati caratteristici del comportamento dei materiali.
Accrescimento della quantità di una vocale. Si distinguono: l’ a. apofonico, per es. gr. nomin. πατήρ, accus. πατέρα; l’ a. per compenso, dovuto alla scomparsa di una consonante seguente appartenente alla stessa sillaba, per es. lat. īdem da *isdem, aēnus da *aĕsnos «bronzeo» (cfr. aes «bronzo»); l’ a. ritmico, per evitare la sequenza di più di tre sillabe brevi, come in gr. σοϕώτερος per σοϕότερος; l’ a. metrico, nelle lingue classiche, in arsi per necessità di versificazione, per es. lat. Ītaliam con ī- per ĭ-.