Catena montuosa dell’Appennino Settentrionale. Si stende da NO a SE per quasi 60 km tra la pianura costiera apuana e la giogaia appenninica principale, tra i fondivalle del Serchio (Garfagnana) e della Magra (Lunigiana). La maggiore cima è il Monte Pisanino (1946 m). Detta localmente Catena delle Panie (nome che hanno, al singolare, alcune sue vette).
La catena è costituita da un nucleo di rocce metamorfiche indifferenziate, di età paleozoica, sulle quali giacciono rocce sedimentarie metamorfosate da triassiche a oligoceniche. La geologia risulta piuttosto complessa, per la sua evoluzione polifasica, contraddistinta da due episodi principali; questi sono la conseguenza di una deformazione progressiva e complessa che si attua dall’Oligocene superiore fino a tutto il Miocene. È stata riconosciuta una prima fase, responsabile della struttura principale della catena, contemporanea all’accavallamento della falda toscana, e una fase tardiva che ha deformato la struttura precedente e modificato i rapporti con le altre unità alloctone dell’Appennino Settentrionale.
La vegetazione varia a seconda dell’altitudine: sopra i 1200 m è rupestre; nelle fasce intermedie è ricoperta da faggi e castagni; nei tratti più bassi e sulle pendici si trovano numerose colture di alberi da frutta, uliveti e ortaggi. Le piogge sono molto copiose sul versante tirrenico (1500-2000 mm annui). La popolazione si addensa lungo i margini della catena, in preferenza sul versante tirrenico, dove sorgono i centri più importanti: Massa, Carrara, Seravezza e Camaiore. Le A. sono note particolarmente per il pregio dei marmi, già lavorati in età antica, e poi nel Rinascimento; l’industria dell’estrazione ebbe impulso nella seconda metà del 19° sec. Se ne estraggono in tutta la catena, ma i centri più importanti sono a Carrara, Massa e Seravezza.
Furono frequentate già nella preistoria da gruppi nomadi, di cui si conserva testimonianza grazie al rinvenimento di un’industria litica grossolana attribuita al Paleolitico medio (Grotta all’Onda, Buca del Tasso, Tecchia d’Equi); la presenza umana divenne però significativa nell’Età del Ferro, in cui sono attestati i primi insediamenti stanziali. Si chiamavano Apuani i Liguri stanziati tra le valli del Serchio e della Magra. Dopo essersi opposti ai Romani, nel 180 a.C. 40.000 di loro furono deportati nel Sannio dai proconsoli Publio Cornelio Cetego e Marco Bebio Tanfilo (e perciò detti Ligures Corneliani et Baebiani), e 7000 dai consoli Aulo Postumio Albino e Quinto Fulvio Flacco. Furono sconfitti di nuovo nel 155 da Marco Claudio Marcello.