Musicista (Vienna 1874 - Los Angeles 1951). Si può considerare un autodidatta, sebbene una severissima coscienza artistica e un profondo studio dei classici lo sorreggessero in tale autoeducazione. Il suo spirito inquieto lo portò ad avvicinarsi agli ambienti culturali più innovatori. Nel 1901 si recò a Berlino, dove ottenne in breve tempo un posto di insegnante al conservatorio J. Stern. Tornato a Vienna nel 1902, nel 1910 fu nominato professore di composizione alla Akademie für Tonkunst. Ma già nel 1911 ripartì per Berlino, dove si stabilì e nel 1925 ebbe una cattedra di composizione alla Kunstakademie. Toltagli nel 1933 la cattedra dal governo nazista, si trasferì negli Stati Uniti, dove fu prof. successivamente al conservatorio Malkin di Boston, all'università della California del Sud e in quella di California. Nel 1940 prese la cittadinanza americana; nel 1944 si ritirò dall'insegnamento. ▭ Partito da un linguaggio di derivazione wagneriana, evidente nel sestetto Verklärte Nacht (1899), nei Gurrelieder (1900-01) per soli, coro e orchestra, nel poema sinfonico Pelléas et Mélisande (1902-03), S. portò gradualmente il cromatismo wagneriano al completo abbandono delle leggi tonali. I suoi lavori, che vanno dai 3 Klavierstücke op. II (1908) ai 4 Lieder op. 22 per canto e orchestra (1913-14), appartengono pertanto a una fase che è chiamata atonale e in cui videro la luce alcune delle opere più caratteristiche dell'espressionismo, quali il monodramma Erwartung (1909), il dramma musicale Die glückliche Hand (1908-13), il Pierrot lunaire (1912) per Sprechgesang (v.) e un piccolo complesso strumentale. Ma l'esigenza di creare un nuovo ordine tra le dodici note della scala cromatica, dopo l'annullamento dei rapporti tonali classici, condusse in seguito S. all'elaborazione di un complesso di norme, cui egli diede il nome di dodecafonia (v.). Il sistema dodecafonico, applicato da S. per la prima volta nei 5 Klavierstücke op. 23 e poi usato con maggiore o minore rigore da lui e dai suoi allievi, tra cui A. Webern e A. Berg, ha avuto in seguito una grande diffusione, affermandosi come uno dei principali sistemi di composizione del Novecento. Fra i principali lavori dodecafonici di S. figurano la Serenata op. 24 (1923), il Quintetto per fiati op. 26 (1924), la Suite op. 29 (1926), il Quartetto op. 30 (1926), le Variazioni per orchestra op. 31 (1927-28), l'opera Von Heute auf Morgen (1930), i Klavierstücke op. 33 (1929-32), il Concerto per violino e orchestra (1936), il Quartetto op. 37 (1936), il Concerto per pianoforte e orchestra (1942), il Trio per archi op. 45 (1946). Due importanti lavori ispirati dalle tragiche esperienze della dittatura nazista e della guerra, l'Ode a Napoleone (1943), per declamato, orchestra d'archi e pianoforte, e Il sopravvissuto di Varsavia (1947), per declamato, coro maschile e orchestra, utilizzano elementi tonali insieme con quelli dodecafonici. L'ultimo lavoro a cui S. attese fu il completamento dell'opera Moses und Aron, da lui iniziata nel 1930 e rappresentata postuma nel 1957 a Zurigo. Numerosi scritti teorici, dalla Harmonielehre (1911) a Style and idea (1951), accompagnarono l'attività del compositore. Amico di V. Kandinskij, anche S. si dedicò talvolta alla pittura.