In economia aziendale, processo di concentrazione tra più imprese, le quali, pur conservando una propria fisionomia individuale, concordano, attraverso contratti di varia natura, una comune politica produttiva, organizzativa o di vendita.
Nel pensiero economico, il termine a. indica le variegate utopie socialiste del 19° sec., che miravano a realizzare la riforma della società attraverso la costituzione di libere associazioni o comunità armoniose, rette dallo spirito di cooperazione in opposizione al principio di concorrenza. Tra i principali socialisti detti associazionisti, vanno ricordati R. Owen, Ch. Fourier e L. Blanc. Si richiamano all’a. i movimenti politici che mirano a sviluppare l’ azionariato operaio (➔ azione).
Dottrina gnoseologica che interpreta i fatti di coscienza, in particolare quelli conoscitivi, mediante il principio dell’associazione delle idee (➔). Legato alla gnoseologia di Locke e al principio della derivazione delle idee dalle sensazioni, l’a. fu sistematizzato nelle Observations on Man (1749) di D. Hartley e variamente interpretato dagli empiristi inglesi del 18° sec. (Hume, Berkeley). Riproposto nell’Ottocento da J. Mill e J.S. Mill, l’a. esercitò larga influenza sulle dottrine filosofiche e psicologiche vicine al positivismo (Bain, Spencer). Gli associazionisti, riconducendo ogni contenuto della conoscenza al processo di associazione, si proposero di mostrare la genesi empirica non solo dei principi logici e gnoseologici, ma anche di criteri valutativi etici ed estetici.