Con riferimento alla forma, il termine, variamente qualificato, è usato per indicare apparecchi o strumenti di uso diverso.
C. ferruminatorio Tubicino metallico appuntito usato nell’analisi chimica e col quale si soffia sulla fiamma di un becco Bunsen per aumentarne la temperatura e renderla, a piacere, ossidante o riducente.
C. per otturatore Dispositivo, di vario tipo, per accendere la carica di lancio delle artiglierie. Il c. a percussione è usato nelle artiglierie con cariche in cartoccio e munite di congegno a percussione. Nel c. elettrico l’accensione è ottenuta portando all’incandescenza, mediante una corrente elettrica, un sottile filo di platino annegato nella miscela esplosiva. Il c. a doppio effetto è invece una combinazione dei due precedenti e funziona sia a percussione sia elettricamente.
C. per saldare Apparecchio (fig. 1) costituito da un beccuccio (a), montato in cima a un gruppo di miscelazione (b), la cui estremità è foggiata a manico, al quale si fanno arrivare, con due distinte condutture flessibili (c e d), un gas combustibile a forte potere calorifico e un comburente che ravvivi la combustione innalzando la temperatura della fiamma. Il gas combustibile può essere idrogeno, gas di città, acetilene; si è generalizzato anche l’uso di propano e metano. Il comburente è in genere ossigeno (si adopera aria soltanto quando è sufficiente una temperatura non troppo elevata, come per saldature dolci). Secondo il combustibile usato, il c. può assumere varie denominazioni: ossidrico, ossigas, ossipropanico, ossimetanico, ossiacetilenico.
C. per tagliare Apparecchio simile al c. ossiacetilenico usato per saldare (fig. 2), ma fornito di due beccucci distinti (a e b), adiacenti o concentrici, da cui escono due getti di gas comandati da un rubinetto (c); serve per tagliare il ferro, l’acciaio e, con speciali accorgimenti, anche la ghisa.