Cattaneo, Carlo
Un grande studioso e un protagonista del Risorgimento italiano
Carlo Cattaneo è stato uno dei maggiori intellettuali europei dell'Ottocento. La sua cultura, per la modernità e l'acutezza, ha esercitato una vasta e durevole influenza sulla vita morale e civile dell'Italia contemporanea; al tempo stesso, egli ebbe un ruolo importante nelle lotte per l'indipendenza nazionale, tanto da collocarsi accanto a Cavour, Mazzini e Garibaldi
Carlo Cattaneo era un democratico e un repubblicano, contrario, al pari di Giuseppe Mazzini, all'idea di un'Italia posta sotto il dominio della monarchia dei Savoia. Fu però un avversario di Mazzini, poiché riteneva che l'indipendenza del paese, in conseguenza delle profonde diversità storiche e sociali delle sue regioni, dovesse assumere un carattere non già unitario e centralistico, bensì federale con la costituzione degli Stati uniti d'Italia (federalismo). Nelle aspirazioni di Cattaneo l'Italia federale avrebbe dovuto diventare parte dei futuri Stati uniti d'Europa.
Nato a Milano nel 1801, dopo essere stato allievo del giurista e filosofo Gian Domenico Romagnosi, Cattaneo si era laureato in giurisprudenza nel 1824. Fiducioso nelle possibilità del progresso umano, interessato a studi di filosofia, economia e diritto, nel 1828 iniziò un'assidua collaborazione agli Annali universali di statistica, diventando una figura di spicco nella cultura lombarda. Accanto a studi linguistici, condotti con significative aperture ai nessi tra linguistica e antropologia, promosse brillanti ricerche di carattere storico-economico, come Le interdizioni israelitiche (1836-37).
Nel 1839 fondò la rivista mensile Il Politecnico, dove, in polemica con il pensiero filosofico tradizionale, sottolineò, richiamandosi in particolare alla lezione di Galileo Galilei, l'importanza essenziale della scienza e della tecnica per il progresso sociale. Questa centralità della scienza e della tecnica era evidente nel quadro dello sviluppo del capitalismo moderno e del generale processo di incivilimento, che avevano la loro punta più avanzata e dinamica nell'Inghilterra e i loro principali strumenti nella circolazione delle idee, nel libero scambio delle merci e nella libera concorrenza tra i produttori.
Un filone di grande rilievo degli studi di Cattaneo fu quello relativo alle origini delle città italiane e allo sviluppo dei nuclei borghesi, che trovò la sua maggiore espressione nel saggio La città considerata come principio ideale delle istorie italiane (1858). In un lavoro successivo, Del pensiero come principio d'economia pubblica (1861), egli sostenne che le facoltà intellettive costituiscono il fondamento e il principale motore del progresso economico e sociale.
Fino al 1848 Cattaneo aveva sperato che l'impero austriaco potesse trasformarsi pacificamente in una federazione di cui sarebbero divenute parti autonome la Lombardia e il Veneto. Ma l'insurrezione di Milano contro le truppe austriache nel marzo 1848 lo portò su posizioni democratiche rivoluzionarie e ad assumere un ruolo di primo piano nella direzione militare della lotta (Risorgimento). Dopo la vittoria austriaca, Cattaneo, recatosi in esilio, stese a Parigi il saggio L'insurrezione di Milano nel 1848; quindi prese a raccogliere un vastissimo materiale sulle vicende di quell'anno, che pubblicò nell'Archivio triennale sulle cose d'Italia dall'avvenimento di Pio IX all'abbandono di Venezia (1850-55). In questi scritti manifestò la propria decisa avversione al regno sabaudo, ai suoi propositi di conquista militare dell'Italia settentrionale e alla sua politica ostile alle forze democratiche.
Nel 1860, avvenuta la liberazione del Mezzogiorno, Cattaneo raggiunse Giuseppe Garibaldi a Napoli, opponendosi invano all'annessione immediata al Piemonte. Gli ultimi anni li dedicò a illustrare il suo pensiero federalista e a criticare la politica economica e amministrativa messa in atto dallo Stato monarchico nel nuovo Regno d'Italia, costituitosi sulla vittoria delle forze moderate. Cattaneo morì nel 1869, a Castagnola, nei pressi di Lugano.