In Italia, al cinema è riconosciuto un rilevante interesse generale soprattutto in considerazione della sua importanza economica e industriale. L’intervento pubblico nel cinema, iniziato già durante il ventennio fascista, fu sviluppato nel secondo dopoguerra, al fine di sostenere il settore, che versava allora in uno stato di crisi. Il primo intervento legislativo organico si ebbe con la l. n. 1213 del 4 novembre 1965, avente gli obiettivi di favorire il consolidarsi dell’industria cinematografica nazionale, promuovere la struttura industriale, incoraggiare e aiutare le iniziative volte a valorizzare il cinema nazionale, assicurare la conservazione del patrimonio filmico a fini culturali ed educativi e la sua diffusione in Italia e all’estero, curare la formazione di personale specializzato e promuovere studi e ricerche nel settore, il tutto attraverso un adeguato sostegno economico. In seguito sono state varate numerose leggi di regolamentazione del settore, fra cui la l. n. 153/1994, che ha concentrato l’attenzione sulle attività di produzione e distribuzione del prodotto cinematografico e sulla qualità dei film. Il d.lgs. n. 28 del 22 settembre 2004 (riforma della disciplina in materia di attività cinematografica) ha disciplinato in maniera coerente l’intero settore, unificando in un testo unico le varie disposizioni e innovando il meccanismo di finanziamento pubblico del cinema, al fine di aumentarne l’efficienza. Il finanziamento è vincolato alla distribuzione del prodotto nelle sale (contributo automatico con obbligo di reinvestimento) ed è concesso in base a una serie di requisiti (qualità dei film precedentemente realizzati; stabilità dell’attività cinematografica e solidità dell’impresa).