In ambito filosofico e religioso, si dicono e. le dottrine e gli insegnamenti segreti, che non devono essere divulgati perché destinati a pochi.
Nella storia delle religioni e delle filosofie, il termine è stato usato per indicare gruppi o orientamenti di pensiero che si presentano come portatori di dottrine riservate a pochi discepoli o iniziati, e ne rifiutano quindi la divulgazione, occultandole in espressioni rituali, simboliche, mitologiche che solo gli aderenti al gruppo possono comprendere. Le dottrine e. si presentano sempre come verità di particolare valore, soprattutto ai fini della salvezza individuale, della liberazione dal male, del progresso spirituale. Per questo l’esoterismo è fortemente legato a varie forme di esperienza religiosa e mistica, così nelle religioni dei popoli senza scrittura (ove le dottrine si tramandano oralmente all’interno di un gruppo o di una casta), come in forme religiose di raffinata cultura (per es., religioni di mistero, gnosticismo). Motivi e. sono anche presenti nelle teorie alchemiche e magiche, in certe correnti della cabala, in varie forme di moderno misticismo e soprattutto nelle correnti teosofiche.
Nella storia della filosofia antica, si dicono e., in quanto destinate ai discepoli, ma senza perciò implicare alcun carattere segreto, le opere di Aristotele nate dal suo insegnamento, dalle sue lezioni nell’ambito della scuola (dette perciò anche acroamatiche, in quanto ‘ascoltate’ dai discepoli). Rese note da Andronico di Rodi (1° sec. a.C.), sono le sole a noi pervenute, mentre degli scritti divulgati dallo stesso Aristotele (opere essoteriche, cioè ‘esterne’) restano solo frammenti.