Filosofo (Cherso 1529 - Roma 1597). Letterato del Rinascimento, P. fu un difensore del platonismo contro l'aristotelismo, da lui principalmente combattuto nelle Discussiones peripateticae.
Studiò a Padova, dove ebbe tra i suoi maestri F. Robertello e M. Genua, e dove pubblicò (1558) l'Eridano, poemetto in lode degli Estensi, composto in versi di tredici sillabe, che in realtà erano costituiti di un settenario tronco e un settenario piano ma che, per lo spostamento degli accenti, egli pensava potessero rendere il suono dell'antico esametro epico. A Venezia pubblicò i Dialoghi dell'historia (1560) e Della retorica (1562): in questi P. svolge una severa critica della concezione classica sia della storia che della retorica, in nome di una trattazione veramente scientifica della materia basata sulla conoscenza dei principi e delle cause, trattazione che servirà a mostrare la relatività della conoscenza storica e smascherare la vera natura della retorica come arte dell'inganno e come strumento di oppressione politica. Dopo viaggi a Cipro e in Spagna, fu chiamato (1578) a insegnare filosofia all'univ. di Ferrara, donde passò (1592) a Roma, dove continuò a insegnare filosofia platonica fino al 1595.
Nelle Discussiones peripateticae (1571; 2a ed. 1581 in 4 tomi) svolge una puntuale polemica contro la filosofia di Aristotele, attraverso sottili analisi filosofiche e storiche che si volgono così all'esame del testo e della tradizione dei suoi scritti come alla rivalutazione della filosofia prearistotelica contro il quadro che Aristotele stesso ne aveva dato. E già qui è chiarissima la linea di pensiero cui si volge P.: quella della tradizione platonica (accolta nella prospettiva di Ficino e di Pico della Mirandola) che finiva per risolversi in una pia philosophia in profondo accordo con la tradizione patristica cristiana. Questo platonismo costituisce il fondamento della Nova de universis philosophia (1591), divisa in quattro parti (Panaugia, Panarchia, Pampsychia, Pancosmia), grande summa del platonismo rinascimentale in cui confluiscono motivi ermetici e della filosofia orientale, rappresentata dagli oracoli di Zoroastro. In essa la realtà fisica e metafisica è intesa come un tutto che può essere ricomposto partendo da varî punti di vista, e cioè dalla luce, dai principî, dall'animazione cosmica e dall'ordine spaziale. L'opera incorse nella censura del Sant'Uffizio, a cui P. rispose con una Apologia e le Declarationes. Tra gli altri scritti di P. si ricorda il trattato Della poetica (1586) ove P. tenta il quadro di una storia letteraria e combatte la concezione aristotelica dell'arte come mimesi, motivo che svolge anche nella polemica contro T. Tasso e I. Mazzoni in difesa dell'amico O. Ariosto. Altre opere: La militia romana di Polibio, di T. Livio e di Dionigi Alicarnasseo (1583); Della nuova geometria (1587); Paralleli militari (1594).