Poeta tedesco (Quedlinburg 1724 - Amburgo 1803). Ritenuto tra i fondatori della poesia tedesca moderna, l'opera che ne segnò l'esordio e la consacrazione fu il poema in 20 canti Messias (1748-73), monumentale affresco epico in cui si celebra l'opera del Messia di mediazione tra la divinità e l'uomo. Il grande pregio del poema risiede nell'affermazione di valori lirici nuovi, destinati ad aprire un'epoca. K. si distacca dalla poesia soggettiva dello Sturm und Drang per la sua visione religiosa della poesia come valore assoluto. Tra le altre sue opere occorre citare Oden e Hymnen (1771).
Primo di 17 figli, ereditò dal padre avvocato, originario del Nord, l'amore per la natura e per l'attività sportiva. Nel 1739 fu ammesso alla famosa scuola di Schulpforta, dove formulò i primi progetti di composizioni epiche in glorificazione della storia nazionale. Ma la lettura del Paradise lost di Milton lo orientò verso una poesia sacra, per la quale si sentì chiamato come per una missione esclusiva. Nel 1745 iniziò studî di teologia a Jena, per proseguirli subito dopo a Lipsia; qui entrò in contatto coi letterati che davano vita alla rivista antigottschediana Bremer Beiträge, sulla quale uscirono nel 1748 i primi tre canti del poema epico-religioso Messias. Nello stesso anno assunse il posto di precettore privato a Langensalza, in casa dello zio Johann Christian Weiss. Innamoratosi della cugina Marie Sophie Schmidt, la cantò ribattezzandola Fanny, nome destinato ad assumere per la lirica tedesca un ruolo simile a quello della Laura petrarchesca. Nel 1751 il re di Danimarca Federico V lo chiamò a Copenaghen, con una pensione annua di 400 scudi e con l'unico obbligo da parte sua di condurre a termine, senza scadenze di tempo, il Messias. K. rimase in Danimarca fino al 1770 quando, dimessosi dal governo il duca von Bernstorff, che era stato suo patrocinatore presso il re, preferì rientrare in patria, per stabilirsi ad Amburgo. Fra l'autunno del 1774 e la primavera del 1775, per raggiungere Karlsruhe su invito del margravio Carlo Federico, traversò la Germania in quello che divenne un vero viaggio trionfale, e nella primavera del 1775 a Francoforte conobbe il ventiseienne Goethe, già famoso per il Werther uscito l'anno prima. In un primo tempo salutò con entusiasmo l'esplosione della Rivoluzione francese, tanto che nel 1792 ottenne dall'assemblea legislativa francese la nomina a cittadino onorario. Alla morte gli furono riservate onoranze quali mai fino allora a un poeta tedesco.
L'opera più importante di K., che ne segnò anche l'esordio e l'immediata consacrazione, fu il Messias, poema in 20 canti pubblicati e rielaborati a più riprese fra il 1748 e il 1773. Concepito in continuità col Paradise lost e attingendo soprattutto ai Vangeli, agli Atti degli Apostoli e all'Apocalisse, il Messias ovviamente risente molto della discontinuità di scrittura. Il disegno è quello di un monumentale affresco epico da cui risalti l'opera di redenzione del Messia, necessario mediatore fra l'umanità caduta e un adirato Dio Padre; ma ciò che manca al poema è proprio il vigore epico, la plasticità della rappresentazione. Il pregio grande dell'opera è un altro: specie nei canti iniziali, più schietti e meno elaborati, si affermano valori lirici nuovi, destinati ad aprire un'epoca. Nel Messias fantasia e rigore convergono, in quanto la poesia reclama una sua esclusiva libertà ma insieme è consapevole mediatrice di una verità ultrasoggettiva; e proprio questa concezione della poesia come espressione di una verità assoluta è ciò che alla radice differenzia K. dai poeti dello Sturm und Drang, i quali pure, in particolare quelli del gruppo di Gottinga, lo venerarono come loro maestro. Il piano è fondamentalmente ottimistico, l'opera della redenzione assume un valore anche più rilevante dell'opera della creazione; su tale linea, il Messias può essere considerato il culmine poetico del pietismo, pur mancando riferimenti biografici di un'adesione attiva al movimento. Per l'enfasi dell'espressione il Messias è stato considerato anche come il trionfo conclusivo non solo della poesia, ma di tutta l'arte barocca tedesca, anche se questo giudizio non sembra tenere nel debito conto la caratteristica personale dell'espressione klopstockiana: la scala espressiva della lingua poetica fu ampliata, vennero proposti nuovi ardimenti sintattici e nuove connessioni, fu ripreso l'esametro che era già stato il verso dell'epica classica, respingendo il verso alessandrino. L'atmosfera sempre tesa, la costante aspirazione al sublime, la consapevolezza della forza creativa del poeta sempre operante, pur generando a tratti una certa sazietà, conferiscono all'opera una maestà e una musicalità che ne fanno una delle testimonianze più rilevanti di tutta una storia letteraria. Un secondo ciclo della produzione poetica di K. è costituito dalle odi e dagli inni, che, specie le odi, traversano tutta la sua vita, dal 1747 sino agli ultimi anni, e annoverano, soprattutto tra le composizioni iniziali o comunque antecedenti la pubblicazione in volume del già citato Oden e Hymnen, alcuni capolavori della lirica tedesca (Auf meine Freunde, Die künftige Geliebte, Der Zürchersee, Der Eislauf, Der Rheinwein, Die Frühlingsfeier, Das Wiedersehen, Die frühen Gräber). Respingendo ai margini della vita letteraria la figura del poeta galante e raffinato versificatore, K. cantò con straordinario senso religioso della poesia i temi più varî, evitando la strofa rimata e, progressivamente, i metri derivati dai classici, per ricorrere ai versi liberi, in cui la sua forza creativa aveva miglior gioco di esplicarsi. In seguito lo sopraffece un singolare scrupolo di germanicità, per cui riscrisse le sue composizioni legate agli schemi della mitologia classica, cercando per esse un fittizio aggancio alla mitologia teutonica. La stessa preoccupazione investì le opere teoriche, per cui, accanto a saggi pienamente rispondenti alla sua più personale poetica (per esempio, Von der heiligen Poesie del 1760), troviamo Die deutsche Gelehrtenrepublik (1774), ibrido codice di un'accademia poetica e culturale con pretese d'incidenza politica, con il quale K. reagì al mancato riconoscimento, da parte dei regnanti tedeschi, dalla sua funzione di poeta-sacerdote nazionale. A tale funzione si richiamò anche in gran parte della sua produzione teatrale. Il primo dei suoi drammi, Der Tod Adams (1757), gravita verso la zona tematica del Messias, di cui è in qualche modo un complemento. Ancora su tema religioso, più precisamente biblico, furono i successivi e meno riusciti drammi Salomo (1764) e David (1772). Un altro ciclo costituirono i tre drammi incentrati sulla figura dell'eroe della nazione germanica, Arminio, Hermanns Schlacht (1769), Hermann und die Fürsten (1784), Hermanns Tod (1787), tentativo non riuscito di creare un dramma che fosse insieme nazionale e popolare. Pure in tale sede, quindi, K. mancò la finalità che ambiziosamente si era prefissa, così come in sostanza l'aveva mancata in veste di epico col Messias. E tuttavia, ben oltre i 30 anni circa in cui in Germania gli fu assegnato il ruolo di poeta principe della nazione, la sua funzione è rimasta quella del padre della moderna poesia tedesca.