(gr. Γανυμήδης)
Mitico giovinetto, figlio del dardanide Tros, o di Laomedonte o di Ilo, e di Calliroe; fu rapito in cielo, per la sua bellezza, dall’aquila di Zeus o da Zeus stesso in forma di aquila, per fungervi poi da coppiere della mensa degli dei. Il mito, ricordato di frequente dagli scrittori classici, fu trattato spesso nelle arti figurative; famoso fu il gruppo scultorio di Leocare (4° sec. a.C.), noto per molte riproduzioni. Il soggetto fu spesso trattato dal Rinascimento in poi: celebre soprattutto il dipinto di Correggio (Kunsthistorisches Museum, Vienna).
Il maggior satellite di Giove, scoperto da G. Galilei il 7 gennaio 1610. Ha un diametro di 5262 km e una massa di ∿1,5∙1023 kg. Il semiasse maggiore dell’orbita misura 1.070.000 km, il periodo di rivoluzione 7,16 giorni. La sua densità (1,9 g/cm3) fa pensare che esso sia composto per circa la metà di ghiaccio e per l’altra metà di materiale roccioso. La riflettività della superficie di G. è, in media, circa del 40%. Essa però non è uniforme: si distinguono sulla superficie del satellite, zone più oscure e zone più chiare. Queste ultime sono attraversate da lunghe catene collinose alte qualche centinaio di metri. Le regioni oscure differiscono da quelle chiare anche perché sono più ricche di crateri: in esse, addirittura, la densità dei crateri da impatto raggiunge, come negli altopiani lunari, la ‘saturazione’ (cioè il numero dei crateri non può aumentare ulteriormente perché i nuovi crateri cancellano alcuni dei precedenti). Le caratteristiche morfologiche della superficie di G. implicano che il satellite ha avuto una intensa attività geologica, almeno durante il primo miliardo di anni della sua vita. La differenza di colore fra le regioni più vecchie e le regioni più giovani dipenderebbe dal fatto che queste ultime sono coperte da ghiaccio più ‘pulito’ perché eruttato più recentemente e, quindi, meno contaminato dai detriti prodotti dagli impatti delle meteoriti.