Jaime Duesa (fr. Jacques Duèze, lat. Iacobus de Osa: Cahors 1245 circa - Avignone 1334), vescovo di Fréjus (1300), esperto giureconsulto, godé la protezione di Carlo II d'Angiò; cancelliere del regno di Sicilia (1308), vescovo d'Avignone (1310) e infine cardinale (1312), a Lione fu eletto pontefice (1316). Dette un decisivo perfezionamento alla struttura fiscale e amministrativa della Santa Sede. Fierissimo persecutore del movimento degli spirituali, avendo condannato (1323) come eretica la dottrina della povertà assoluta di Cristo e degli apostoli (bolla Cum inter nonnullos), si mise in urto anche con gli altri frati minori, molti dei quali, e tra le figure più in vista (Michele da Cesena, generale dell'Ordine, Guglielmo di Occam), passarono poi nel campo di Ludovico il Bavaro, in lotta con il papa. Fin dal 1317 questi, seguendo l'antica tradizione, aveva avocato a sé il giudizio sulla competizione tra il Bavaro e Federico d'Austria per il trono imperiale; aveva inoltre colpito di scomunica il capo ghibellino Matteo Visconti, condannato poi come eretico (1321, 1322), mentre aveva confermato, data la vacanza imperiale, Roberto d'Angiò vicario imperiale in Italia; infine aveva deciso la spedizione del card. Bertrando del Poggetto, quasi una crociata, per abbattere la potenza dei Visconti, che era appoggiata dal Bavaro. Nel 1327 G. dichiarò formalmente eretico quest'ultimo, dopo aver confutato e condannato, pochi giorni prima, le dottrine di Marsilio da Padova e di Giovanni di Jandun, che rivendicavano l'autonomia e l'indipendenza del potere temporale dalla Chiesa e che il Bavaro aveva fatto sue. Allora Ludovico ottenne di essere incoronato a Roma imperatore da Sciarra Colonna, rappresentante del popolo romano, proclamò deposto G. e fece eleggere dal popolo il frate Pietro da Corvara (antipapa Niccolò V), il quale però due anni dopo si sottomise. G. non volle invece riconciliarsi con il Bavaro, al quale pose come condizione di pace la rinuncia al trono; assolti invece furono i Visconti. Attivissimo, tra l'altro promulgò le Clementine, decretali di Clemente V, che (dopo i cinque di Gregorio IX e il Liber sextus di Bonifacio VIII) furono chiamate non ufficialmente Liber septimus delle decretali; pubblicò di suo venti decretali, che furono dette Extravagantes Iohannis XXII e inserite nel Corpus iuris canonici dopo le Clementine; lasciò circa 60.000 lettere, in parte notevole di propria mano; protesse gli studî e fondò in Avignone una ricca biblioteca; canonizzò Tommaso d'Aquino (1323). Giureconsulto più che teologo, destò varie perplessità per il suo atteggiamento nella questione della visione beatifica di Dio, ch'egli giudicava dover incominciare solo dopo il giudizio universale.