Musicista (Ferrara 1583 - Roma 1643). Allievo di Luzzasco Luzzaschi. Nel 1604 è a Roma, cantore e organista dell'Accademia di S. Cecilia. Nel 1607 segue il prelato, poi cardinale, Guido Bentivoglio, suo protettore, nelle Fiandre, ove entra in quel fervido ambiente musicale allora dominato da J. P. Sweelinck, e ad Anversa fa stampare il Primo libro de Madrigali a 5 voci (1608), sua prima pubblicazione. Nel 1608, tornato in Italia, cura in Milano la seconda, ossia il Primo libro delle Fantasie a quattro, e nello stesso anno è nominato organista di S. Pietro in Vaticano, posto che terrà fino alla morte. Nel 1615 pubblica a Roma sia le Toccate e partite d'intavolatura di cimbalo sia, dopo un suo brevissimo soggiorno alla corte di Mantova, donde ritorna deluso da quel principe, i Recercari et Canzoni franzese fatte sopra diversi oblighi. Seguirono nel 1624, sempre in Roma, il Primo libro di Capricci fatti sopra diversi soggetti et Arie, e nel 1627 il Secondo libro di Toccate e un Liber secundus diversarum Modulationum (vocale) che ci giunge senza il libro primo; nel 1628 un Primo libro delle Canzoni a 1, 2, 3 voci, accomodate per sonare ogni sorta di stromenti (altra edizione, in parte differente, a Venezia 1634). Verso il 1628 il F. otteneva di essere temporaneamente sostituito a S. Pietro e si recava alla corte di Toscana quale virtuoso di Ferdinando II. A Firenze rimase - onorato - fino al 1634 e pubblicò (1630) il primo e il secondo libro di Arie musicali per cantarsi nel Clavicimbalo o Tiorba, a una, due e tre voci. A Roma, dove ritorna nell'aprile 1634, ottiene miglioramenti di condizione e l'ammissione del figlio Domenico tra i chierici beneficiati. Nel 1635 pubblica a Venezia i Fiori musicali, contenenti ricercari, canzoni, capricci e gran numero di brevi toccate e di versetti, generalmente su frammenti gregoriani, destinati al servizio liturgico. Dal 1636 al 1642 F. fu tra gli artisti sussidiati dal card. Antonio Barberini. Nel 1637 venne a studiare con lui il già provetto organista e compositore tedesco J. J. Froberger, e con lui si trattenne fino al 1641 riportandone in patria i germi che fioriranno nella propria arte, rinnovatrice dell'organistica germanica. Gli ultimi anni di vita trascorsero per F. come anni di lavoro su musiche nuove e su precedenti da rivedere e ristampare. Dopo la morte del F. ancora uscirono, a Venezia nel 1645, altre Canzoni francesi (4º libro). Per quanto pregevoli siano alcune pagine vocali (per es., molte delle Diversae Modulationes), l'arte di F. dà intera la sua misura nel genere strumentale e specialmente nei lavori per tastiera d'organo o di cembalo. Dalle pubblicazioni giovanili alle mature, nella musica di F. si svolge tutto il processo storico dell'affermarsi e del maturare della nuova arte strumentale, in progressiva liberazione dai vincoli sino allora avuti con la polifonia vocale. Una nuova sensibilità, che trova corrispondenza nelle contemporanee immagini delle arti plastiche e nelle sontuose architetture del Barocco, viene creando una realtà puramente strumentale, con proprî stilemi. Alla fama goduta ai primi del sec. 18º (lo stesso J. S. Bach si applica a copiare e assimilare quelle meraviglie organistiche) seguì un lungo oblio. Studî recenti hanno rivalutato l'altezza di questo genio che - con C. Monteverdi e G. Carissimi - è figura fondamentale per la comprensione, oltre che del Seicento, dell'intera storia della musica da quei tempi ai nostri giorni.