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hindī

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hindī Vasta famiglia di dialetti neoindiani, che occupa più o meno il centro della pianura indogangetica. Si divide in un gruppo orientale e uno occidentale. Del gruppo orientale fanno parte i dialetti dell’Oudh (awadhī), del Baghelkhand (baghelī) e del Chattisgarh (chattīsgahṛī); di quello occidentale i dialetti braj (presso Muttra, Agra e Delhi), kanaujī, bundelī e, più a N, khaṛī bolī («lingua in piedi») o h. in senso stretto, in origine usato nelle campagne tra Ambala e Bijnaur. Le parlate h. hanno una struttura grammaticale assai semplificata; nel lessico invece presentano una ricchezza notevole: come in altre lingue neoindiane, accanto al patrimonio ereditato dalla corrispondente varietà di pracrito secondario, esistono numerose parole desunte dal sanscrito a motivo del prestigio culturale di questa lingua, e inoltre elementi europei (per lo più di trafila inglese), arabi e persiani.

Dall’incontro di una parlata h. occidentale con il persiano usato dai dominatori musulmani nacque una lingua franca: l’urdū, che fu scritto con caratteri arabi e che da parte di orientalisti europei fu designato nel 1787 con l’aggettivo persiano hindūstānī (indostano). Mentre nell’indostano usato dai musulmani (urdū) si presentano anche numerose parole arabe (specie nella lingua del diritto), in quello usato (per la prosa solo in tempi recenti) dagli Indù (Indiani non musulmani) abbondano volutamente numerosi sanscritismi, con diminuzione dell’elemento persiano e arabo, per reazione puristica di origine religiosa, culturale e nazionalistica. Da parte degli stessi Indù, per distinguere dall’urdū la varietà da loro usata (e scritta in devanāgarī), fu avanzato nel 1936 il doppio termine hindī-hindūstānī. Alle rimostranze dei musulmani, Gandhi riconobbe che in sostanza i tre termini indicavano la stessa cosa. I contrasti politici, che hanno portato alla scissione del Pakistan dall’India, hanno avuto vasti riflessi sulla questione delle lingue, e oggi, fuori da equivoci, prima talvolta cercati, il termine h. è rimasto a indicare l’indostano dell’India, dichiarato ufficialmente lingua nazionale il 14 settembre 1949.

Vedi anche
urdū urdū Lingua ufficiale del Pakistan, usata, soprattutto a livello letterario e colto, anche nell’Unione Indiana. È una forma di hindī scritto in caratteri persiani con preferenza accordata a vocaboli persiani e arabi. Sviluppatasi prima nei regni musulmani del Sud, dove era conosciuta come dakhnī, la ... India India  Stato dell’Asia meridionale, per estensione il terzo dell’Asia e il settimo del mondo. Il confine terrestre, a NO col Pakistan, a NE con Cina, Nepal e Bhutan, a E con Myanmar e Bangladesh, si sviluppa per circa 14.100 km (in contestazione sono il controllo del Kashmir, ripartito con una linea ... Pakistan Stato dell’Asia meridionale, nella regione indiana. Comprende le regioni storiche del Punjab occidentale e del Sind, nel bassopiano dell’Indo, un lembo dell’Altopiano Iranico (il Belucistan) e i rilievi che orlano l’altopiano stesso lungo il confine con l’Afghanistan. A E confina con l’India e a NE, ... devanāgarī devanāgarī Denominazione sanscrita dell’alfabeto più usato nell’India (escluso il Deccan) per l’antico e medio indiano, per l’hindi e, con talune modificazioni, per parecchi altri linguaggi indoari moderni. Si compone di circa 50 segni fondamentali e si scrive da sinistra a destra.
Categorie
  • LINGUE E DIALETTI NEL MONDO in Lingua
Tag
  • CARATTERI ARABI
  • LINGUA FRANCA
  • ORIENTALISTI
  • SANSCRITO
  • MUSULMANI
Vocabolario
hindi
hindi 〈ì-〉 agg. e s. m. [dal pers. hindī «indiano»; in hindi agg. e s. f.]. – Nome di una vasta famiglia di dialetti neoindiani, che occupa all’ingrosso il centro della pianura indogangetica, nell’Unione Indiana, di cui è stata dichiarata...
mahārāja
maharaja mahārāja ‹mahaaràaǧa› s. m. – Voce hindī, di solito italianizzata in maragià (v.).
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