(o incunabulo) Nome dato ai primi prodotti della tipografia, dalle origini al 1500 (detti anche quattrocentine). Il termine fu usato per la prima volta con questo significato da B. von Mallinckrodt, in un trattato sull’arte tipografica, stampato a Colonia nel 1639. Il primo incunabolo è la Bibbia latina che J. Gutenberg stampò a Magonza nel 1453-55. In Italia i primi i. sono stati prodotti (1464-65) a Subiaco dai magontini K. Schweineim e A. Pannartz, trasferitisi poi a Roma, nel palazzo Massimo, e da U. Han (1465). In precedenza si erano avuti solo libri tabellari e fogli isolati.
Si conoscono circa 35.000 edizioni uscite da 1100 o 1200 officine, di cui circa 500 in Italia, con 6500 opere. Si calcolano a circa 450.000 gli i. sparsi per il mondo; almeno 110.000 sono in Italia. Molti andarono distrutti, anche intere edizioni. Un i. anteriore al 1470 si dice paleotipo; una prima edizione di testi classici o medievali editio princeps. Le raccolte più ampie sono a Londra (British Library), a Washington (Library of Congress), a Parigi (Bibliothèque nationale de France), a Monaco (Bayerische Staatsbibliothek), a Vienna (Nationalbibliothek), nella Biblioteca Vaticana e a Napoli (Biblioteca Nazionale). Notevoli per bellezza e rarità sono anche gli esemplari conservati a Firenze (Biblioteca Laurenziana) e a Manchester (John Rylands Library).
L’interesse per gli i. comincia dopo la metà del 17° sec., quando i bibliografi compilarono i primi cataloghi (C. van Beughem, M. Maittaire, G.W. Panzer); il primo grande catalogo alfabetico è però il Repertorium bibliographicum di L. Hain (1826-38), corretto e completato da W.A. Copinger (1895-1902) e D. Reichling (1905-11), che registra oltre 16.000 titoli.
Nella seconda metà del 19° sec. l’incunabolistica si è indirizzata verso lo studio dei caratteri tipografici, che ha permesso di individuare l’evoluzione di singole officine, il passaggio di uomini e macchine da una officina all’altra, e di attribuire edizioni prive di colofoni (R.G. Proctor, K. Haebler). Su questo criterio si sono basati alcuni grandi cataloghi, come il Catalogue of books printed in the XVth century now in the British Museum (1908-1985) o il Gesamtkatalog der Wiegendrucke, mentre altri repertori registrano gli i. esistenti in una nazione (per l’Italia l’Indice generale degli incunaboli delle biblioteche d’Italia, 6 vol., 1943-81), o in singole città, o in collezioni private.