Elemento chimico, metallo del gruppo del platino, simbolo Ir, numero atomico 77, peso atomico 192,2. Scoperto nel 1803 da S. Tennant, si trova in natura nei giacimenti platiniferi (Urali, Brasile, California, Borneo ecc.), per lo più allegato con l’osmio (osmiridio), raramente allo stato nativo. Il suo nome è derivato del lat. Iris «Iride», per il vario colore dei suoi sali. Il metallo puro si recupera dall’osmiridio dopo che il platino è stato solubilizzato per attacco con l’acqua regia.
L’i. è un metallo di colore bianco splendente, molto duro, poco duttile, che fonde a 2410 °C, bolle a temperatura superiore a 4500 °C e ha una densità di 22,4 g/cm3; per la sua durezza può essere lavorato soltanto a caldo e anche in questo caso con estrema difficoltà. Riscaldato all’aria a 600-1000 °C, si ricopre di uno strato di ossido, che a temperatura superiore volatilizza. È estremamente resistente alla corrosione: viene attaccato soltanto dal cloruro di sodio e dal cianuro di sodio fusi, mentre è inattaccabile dagli acidi, dall’acqua regia e dal mercurio; si scioglie un po’ nel piombo ad alta temperatura. Nei suoi composti si comporta generalmente da tri- e tetravalente ma sono anche noti composti dell’i. mono-, bi-, esavalente. È usato in lega con il platino (percentuale di i. 5-15%), al quale conferisce migliori proprietà meccaniche soprattutto per quanto riguarda la durezza; serve pertanto per costruire parti di apparecchi per laboratori chimici e fisici, di strumenti chirurgici, coltelli di bilance di precisione, contatti elettrici, elettrodi, resistenze elettriche, in oreficeria ecc.; in lega con l’osmio è utilizzato per punte di pennini stilografici. L’i. reso radioattivo per bombardamento neutronico emette raggi y utilizzati in radiografia e in terapia.
Il nero di i. è il metallo finemente suddiviso che si ottiene riducendo i sali di i. in ambiente alcalino con acido formico o aldeide formica; si presenta come una polvere nera impiegata come catalizzatore analogamente al nero di platino.
Sono noti tre ossidi dell’i., Ir2O3, IrO2, IrO3. L’ossido Ir2O3 si ottiene riscaldando l’esacloroiridato di potassio con alcali al calore rosso; è una polvere nera. L’ossido IrO2 si ottiene per riscaldamento del tetraidrossido Ir(OH)4 in atmosfera inerte, a 500-600 °C; è un solido di colore nero che per riscaldamento a temperatura elevata si decompone liberando ossigeno. Riscaldando l’i. finemente suddiviso con perossido di sodio si ottiene l’ossido IrO3, composto noto solo allo stato gassoso.