Acronimo (dall’inglese Lesbian, Gay, Bisexual, and Transgender) impiegato a partire dagli anni Novanta del XX secolo per denotare in senso generale gli individui il cui orientamento sessuale non è riconducibile ai modelli socialmente costruiti del binarismo maschio/femmina; declinato nei decenni successivi come acronimo aperto in varianti quali LGBTQ, LGBTQI, LGBTQIA, LGBTQIA+ allo scopo di ricomprendere in un denominatore inclusivo una molteplicità eterogenea di soggetti non inquadrabili negli schemi normativi della polarizzazione cisessuale (i.d., il pieno riconoscimento dell’identità di genere socialmente attribuita al sesso biologico di appartenenza), il termine non è unanimemente accolto dalle variegate minoranze sessuali che vi sono raggruppate, sebbene nell’ambito della questione di genere esso si sia rivelato dagli inizi degli anni Duemila un utile strumento concettuale per dilatare i paradigmi dell’identità sessuata al di là delle barriere di una teoria dualistica della sessualità. La percezione della fluidità di orientamenti e identità ha stimolato una densa riflessione sui modi dell’attrazione che prescindono dalla discriminante del sesso biologico e si indirizzano oltre il dato fisico della corporeità, mirando alla soggettività e all’interiorità degli individui; decostruendo i concetti di normalità e diversità, tale riflessione si è focalizzata sulla molteplicità delle esperienze implicate nello scarto dalle norme di genere, e il riferimento all’eterosessualità delegittimato come concetto in cui si estinguono tutte le forme di sessualità. Il precipitato di tale prospettiva ha stimolato un’ampia revisione delle categorie culturali che orientano la produzione di aspettative e l’assegnazione di ruoli sociali, ponendo in discussione le discriminazioni sessiste radicate fin nelle basi delle strutture linguistiche anche attraverso il rifiuto di quelle convenzioni (ad es., la sovraestensione a gruppi misti dell’uso del maschile plurale nelle lingue flessive quali l’italiano) che ostacolano l’identificazione, la nominazione e la comprensione delle differenze. Nell'aprile 2023 il Parlamento europeo ha approvato un emendamento che "condanna fermamente la diffusione di retorica anti-Lgbtiq, anti-diritti e anti-gender da parte di alcuni influenti leader politici e governi nell'Unione Europea, come nel caso di Ungheria, Polonia e Italia".