Strumento per scrivere, costituito da un sottile cilindro di un impasto di grafite o di altre materie coloranti (mina), racchiuso in una guaina di legno dolce che viene per l’uso tagliata a punta, in modo da lasciare scoperta l’estremità della mina. La m. di grafite cominciò a essere usata dopo la scoperta delle miniere di grafite nel Cumberland (1565).
La preparazione della mina per una m. varia secondo che si voglia ottenere mina nera, copiativa o colorata. La mina nera si fabbrica in 19 gradazioni a seconda delle caratteristiche di durezza e di composizione, che sono determinate dalla formula d’impasto e da quella della miscela d’ingrasso e dalla temperatura di cottura; dalla durezza della mina dipendono la finezza e l’intensità del tratto (le m. dure danno segni più sottili e meno intensi di quelli dati dalle m. tenere). L’impasto, costituito di grafite e argilla con emulsione di grassi e di gomme adesive, viene macinato, calandrato e trafilato. Le mine copiative si ottengono da un impasto di coloranti sintetici basici con talco, gomma adragante e aggiunta di stereati e oleati; le mine copiative, a differenza di quelle nere, non vengono cotte. Le mine colorate sono fatte come quelle copiative, sostituendo ai coloranti sintetici, basici, coloranti minerali. Il legno, trattato con paraffina e leggermente colorato, è preparato in tavolette. Queste vengono squadrate e scanalate su una faccia per accogliere la mina, poi incollate e giustapposte, e tenute sotto pressa per 4 ore.
Nelle m. automatiche (v. fig.) l’astuccio è dotato di una cavità centrale entro la quale scorre una guaina metallica portante la mina, oppure la mina, libera entro la cavità centrale, può essere afferrata da un piccolo strettoio collocato in punta all’astuccio; sia la guaina sia lo strettoio possono essere comandati da un pulsante posto all’estremo opposto della matita.