Ordigno esplosivo di vario genere, costituito essenzialmente da una carica di esplosivo opportunamente collocata, fatta scoppiare con artifici vari in modo da arrecare danno al nemico.
Nella tecnica bellica la m. ha avuto una forma d’impiego anche prima dell’introduzione degli esplosivi, mediante lo scavo di cunicoli e gallerie al di sotto delle fortificazioni nemiche: incendiando successivamente le armature in legno di sostegno si provocava il crollo delle gallerie con conseguente abbattimento o sconnessione delle opere soprastanti. Con l’introduzione della polvere nera, all’incendio delle armature si sostituì lo scoppio di una carica di polvere nera ed ebbe inizio la cosiddetta guerra di m.: infatti l’avversario, una volta individuato il cunicolo in corso di scavo, poteva procedere a sua volta allo scavo di un proprio cunicolo diretto contro quello nemico e provocarne la distruzione con lo scoppio di una propria carica esplosiva (contromina). L’introduzione degli esplosivi ad alto potenziale allargò l’impiego di tale sistema bellico che ebbe i suoi sviluppi più vistosi nella Prima guerra mondiale con gli episodi sul fronte italiano del Col di Lana e del Pasubio, le cui vette cambiarono più volte di mano per l’azione di poderose m. e contromine.
Successivamente il sistema che ha subito negli ultimi conflitti il maggiore sviluppo è costituito dai campi minati: si tratta di zone di terreno nelle quali vengono interrati o deposti in superficie appositi congegni contenenti una carica di esplosivo, capace di esplodere per un’azione esterna ben determinata. Si hanno così m. antiuomo (fig. A), quando per provocare lo scoppio è sufficiente l’azione involontaria dell’uomo che fortuitamente le calpesta o inciampa in apposito filo al suolo; oppure m. anticarro o antiveicolo (fig. B), quando lo scoppio deve essere provocato dal peso di un carro armato o di un qualsiasi veicolo; vi sono anche m. a influenza magnetica (fig. C) che esplodono all’avvicinarsi di una massa metallica e m. amagnetiche, confezionate in involucri di plastica e realizzate senza utilizzazione di materiali ferrosi al fine di renderne difficoltosa la localizzazione mediante cercamine magnetici.
La diffusione di microprocessori ha permesso non solo la creazione di m. sempre più difficili da far detonare automaticamente, ma anche di progettare speciali m. anticarro capaci di attaccare autonomamente con un razzo un carro in transito. Sono state realizzate anche m. a carica chimica e nucleare (queste ultime in seguito ritirate dall’impiego). Accanto alle tradizionali tecniche di sminamento manuale o meccanizzato si è sempre più diffuso l’impiego di apposite cariche esplosive per lo sminamento speditivo (Viper e Giant Viper).
La Convenzione di Ottawa del 1997, firmata da 152 Stati e ratificata da 144, impegna gli Stati firmatari a non produrre, immagazzinare, esportare o usare m. antiuomo e a distruggere le m. esistenti. Stati Uniti, Russia, Cina, India e Pakistan non hanno firmato il trattato.
Nella tecnica mineraria e delle costruzioni, la m. è una cavità aperta artificialmente, nella quale si colloca e si fa esplodere, mediante una miccia, una carica di esplosivo opportunamente intasata, allo scopo di spaccare e abbattere rocce e murature. La quantità di esplosivo da usare dipende dal tipo di roccia, dalla profondità della camera e dalla natura dell’esplosivo. Per ottenere un maggiore effetto, si fanno esplodere contemporaneamente più m., collegandole mediante una miccia detonante ovvero munendole di inneschi elettrici (a scintilla o a filamento incandescente) che vengono eccitati con gli esploditori, piccole macchine dinamoelettriche portatili. Per abbattere o disintegrare grandi quantità di roccia, si usano m. di notevoli dimensioni, nelle quali l’esplosivo, la cui massa raggiunge decine e talora centinaia di tonnellate, è disposto in un complesso sistema di gallerie. Oltre che nelle miniere e cave, le m. sono usate comunemente nelle costruzioni per la formazione di gallerie e trincee in roccia, e anche in edilizia per gli scavi di sbancamento in terreni rocciosi inclinati per la formazione dei piani orizzontali di appoggio dei fabbricati; la tecnica non differisce sostanzialmente da quella adottata nelle cave e miniere.
L’intossicazione acuta da gas di esplosione, che colpisce i minatori è chiamata malattia delle mine (detta anche poian); si manifesta con cefalea, dispnea, vertigini, lipotimia.