Dispositivo, generalmente funiforme, formato da sostanze più o meno lentamente combustibili, atto a trasmettere a distanza l’accensione agli esplosivi, sia direttamente, sia indirettamente per mezzo di detonatori o inneschi. Di solito le m. sono formate da un’anima centrale di polvere nera e glutine di lino, finemente granulata, chiusa da un involucro o guaina di fili di iuta o di canapa e protetta dall’umidità da uno strato di catrame o di altro materiale impermeabile. Al posto della polvere nera può anche essere usata una miscela formata dal 60% di nitrato di potassio, 25% di carbone di faggio, 5% di canapa e 10% di ossido di ferro. Le m. ordinarie dispongono di formule di polverini assai simili alla polvere nera oppure possono essere corrette per impieghi specifici modificando le percentuali. A seconda della velocità di combustione, che dipende principalmente dalla composizione della polvere, si dividono in m. lente (con velocità dell’ordine di 1 m/s) o rapide (con velocità molto superiori, anche di 50-150 m/s). Si distingue anche tra m. ordinarie a lenta combustione e m. detonanti. Si hanno inoltre m. a tempo, che si usano per scoppio di bombe illuminanti, m. di sicurezza, o da minatori, caratterizzate da una elevata regolarità di combustione ecc. Per dar fuoco a una m. si usano generalmente speciali congegni, detti accenditori per m., che possono essere di vario tipo: a frizione; impermeabili, che permettono l’accensione mediante capsula innescante anche se immersi in acqua; chimici, che liberano il congegno di percussione della capsula innescante dopo il tempo occorrente perché il filo di ritegno di tale congegno sia consunto da sostanze corrosive; elettrici, costituiti da un piccolo generatore di corrente che rende incandescente un ponticello metallico immerso nella miscela innescante.
Nelle armi da fuoco antiche, cordicella di lino o canapa lavata in liscivia e calce viva o bollita in acqua e acetato di piombo o imbevuta di salnitro, che, accesa a un capo, serviva per accendere la carica nelle armi a mano con m. e nelle artiglierie.
La m. per solforazione è uno stoppino di cotone, o altra fibra, immerso nello zolfo fuso e lasciato scolare e raffreddare; si adopera per far sviluppare anidride solforosa nell’interno delle botti, introducendolo acceso dal cocchiume (➔ botte), legato a un filo di ferro o disposto in un fornellino di lamiera.