Legante costituito da ossido di calcio, usato per la composizione di malte: aeree, se impastato con aggregati sottili, inerti (sabbie calcaree o silicee), idrauliche, se impastato con leganti idraulicizzanti (pozzolana, Trass ecc.).
L’ossido di calcio, sempre più o meno impuro, è ottenuto dalla cottura di pietra calcare a 850-900 °C. In queste condizioni il carbonato di calcio si dissocia rapidamente con sviluppo di anidride carbonica lasciando c. come residuo, secondo la reazione:
CaCO3⇄CO2+ CaO;
l’equilibrio è spostato completamente a destra per l’allontanamento della CO2 gassosa. La cottura si effettua in forni a tino a funzionamento continuo, caricati dall’alto con il calcare, mentre lo scarico della c. avviene in basso senza sospendere il funzionamento del forno.
La c. viva così prodotta si presenta in zolle bianco-giallastre, arida al tatto e sonora; viene messa in commercio così o ridotta in polvere. All’aria reagisce rapidamente con l’acqua e con l’anidride carbonica; la reazione di idratazione ( spegnimento della c.),
CaO+H2O→Ca (OH)2,
avviene con forte sviluppo di calore e con notevole aumento di volume. Se l’acqua impiegata è quella stechiometrica, si ottiene una polvere minuta ( c. idrata); se la quantità di acqua è in eccesso (1,5 m3 per 500 kg di c.), si ottiene una pasta plastica e untuosa ( grassello). Se l’acqua è in forte eccesso si ottiene una sospensione lattiginosa di idrato di c. in acqua, chiamata latte di c., dotata di forte reazione alcalina, impiegata per dare il bianco ai muri e per la disinfezione di fogne.
La c. è uno dei prodotti più importanti dell’industria chimica inorganica. La c. spenta (idrata o grassello) è impiegata, come materiale da costruzione, nella preparazione di malte aeree e di alcune malte idrauliche; nell’industria chimica, per la preparazione del cloruro di c., della soda, della potassa caustica, in agricoltura come correttivo dei terreni acidi; inoltre è usata come reattivo nella potabilizzazione delle acque, nella depurazione delle acque di rifiuto, nel trattamento dei fanghi. La c. idrata, prodotto di estinzione completa della c. viva in zolle, chimicamente corrispondente al composto Ca(OH)2, viene messa in commercio sotto il nome di fiore di c. o di c. idrata da costruzione a seconda del grado di finezza e di purezza; oltre a non contenere carbonato indecomposto in misura superiore al 6-15% non deve contenere c. stracotta, cioè cotta a temperatura troppo elevata e che tarda a idratarsi; impastata con acqua e sabbia o pozzolana forma la malta.
C. idraulica Si ottiene dalla cottura di calcari più o meno argillosi, cioè contenenti silice e allumina: ha la caratteristica di far presa sia all’aria, sia sott’acqua. Le materie prime di partenza vengono cotte a 1100-1200 °C; il prodotto può essere venduto tale quale o in polvere dopo estinzione con acqua, che idrata la c. libera, e dopo setacciatura. Durante la cottura parte dell’ossido di calcio si combina con silice e allumina per formare silicati e alluminati di calcio dotati di proprietà idrauliche. Secondo la legislazione italiana le c. idrauliche devono iniziare la presa dopo 2-6 ore e terminarla, a seconda della loro idraulicità dopo 8-48 ore; devono avere un contenuto di carbonati inferiore al 10%; devono lasciare sui setacci da 900 e 4900 maglie/cm2 un residuo rispettivamente inferiore al 2% e al 20%, la loro composizione deve essere tale che il rapporto tra le percentuali dei componenti (SiO2+ Al2O3+Fe2O3)/CaO sia di 0,1-0,5.
Acqua di c. (o acqua seconda di c.). Soluzione acquosa satura di idrato di calcio; è un liquido limpido incolore, inodore, di reazione fortemente alcalina, di sapore terroso. Trova impiego in medicina come antiacido e astringente.
Cloruro di c. Nome commerciale del prodotto ottenuto per reazione del cloro con c. spenta. Si tratta di un sale misto formato da cloruro e da ipoclorito di calcio in diverse proporzioni a seconda delle condizioni di cristallazione. È utilizzato come disinfettante e deodorante.
L’inalazione del pulviscolo di c. può causare la calicosi, una forma di pneumoconiosi, detta anche malattia di s. Rocco e tisi degli spaccapietre, perché frequente in questa categoria di lavoratori.