Parte della teoria economica che si propone di analizzare il funzionamento dell’economia attraverso il comportamento dei singoli agenti. Si differenzia quindi fortemente dalla macroeconomia, che invece investiga sugli aggregati economici. In m. si assume che gli individui siano dotati di una piena razionalità, siano cioè consci del funzionamento dell’economia, conoscano le loro preferenze ed effettuino quindi scelte ottimali per il raggiungimento dei loro fini egoistici, quali la massima utilità per il consumatore e il massimo profitto per il produttore. La m. è basata sul concetto di unità marginale (➔ marginalismo), cioè sull’ultima quanti;tà decisionale, sia essa un bene di consumo sia un fattore della produzione. Il consumatore e il produttore rappresentano i due lati del mercato; la domanda e l’offerta. La libera contrattazione tra queste parti in un mercato caratterizzato da una moltitudine di imprese di pari dimensione producenti un bene omogeneo dà origine al prezzo di equilibrio, il prezzo cioè che mette d’accordo la valutazione privata del consumatore e del produttore. Come dimostrato da V. Pareto, l’equilibrio che si viene a determinare gode delle proprietà di efficienza (tutte le risorse sono allocate alla produzione) e di ottimalità (tutti gli agenti raggiungono il loro obiettivo massimizzante).
La m., identificata oggi con l’approccio marginalista, rappresenta gran parte della ricerca economica corrente che si occupa di rendere sempre più robusta l’analisi positiva, attraverso l’indebolimento di alcune ipotesi di lavoro, quali la piena razionalità o la concorrenza perfetta, e quindi di pervenire a una analisi normativa più efficace.