Migrazioni e orientamento
Il grandioso traffico dei viventi
Ogni anno, col cambiare delle stagioni, milioni di animali si spostano da una parte all’altra del Pianeta per sfuggire a condizioni climatiche avverse, per cercare risorse alimentari o compagni per la riproduzione. Passata la stagione, gli animali tornano nei luoghi d’origine. Questi viaggi sono spesso molto faticosi o pericolosi, e in molti casi gli individui che sono partiti non ritorneranno, ma saranno i loro figli a concludere il ciclo. Questi spostamenti, che avvengono nell’aria, nei fiumi, nei mari, nelle grandi aree come le savane o le tundre, sono appunto le migrazioni. A volte si concludono tragicamente, con la morte di un numero immenso di organismi
Le migrazioni sono lunghi viaggi, in genere di andata e ritorno, da una regione all’altra del mondo, che un gran numero di specie compie nel corso dell’anno. Ma non è stato facile studiarle, anche perché in passato diverse aree della Terra erano ancora inesplorate.
L’Africa era un’immensa terra dai confini misteriosi di cui si conoscevano bene solo le coste mediterranee: solo nel 1498 il navigatore portoghese Vasco da Gama compì il primo periplo del continente africano. Ancora per molto tempo le distanze di questo continente superavano l’immaginazione dell’uomo. Quando, in autunno, si vedevano le rondini riunirsi in grandi stormi (di dimensioni molto più grandi che ai nostri giorni) e involarsi verso l’orizzonte, era impossibile immaginare che riuscissero ad attraversare l’intero continente africano. Si poteva solo constatare che per tutto l’inverno sparivano completamente dalle terre del mondo allora conosciuto. Dove andavano, queste piccole creature dal lungo volo planato? Ci fu chi immaginò, ancora alla fine del Seicento, che si riunissero in grandi masse dove nessuno potesse vederle, per esempio nelle profondità dei laghi ghiacciati, superando la stagione fredda grazie a un improbabile letargo subacqueo. Le rondini riapparivano improvvisamente in primavera tornando ai nidi originari, smagrite, affaticate, ma era impossibile pensare che avessero compiuto un viaggio di andata e ritorno dalle regioni più meridionali del Pianeta.
Anche oggi, durante la bella stagione, vediamo le varie specie di rondini lanciarsi in lunghi e veloci voli planati. Si tuffano nell’aria con la bocca spalancata per catturare i piccoli insetti trasportati dalle correnti aeree, e che, nel loro insieme, vanno a formare quello che viene chiamato plancton aereo.
Quando però si avvicina l’autunno il plancton aereo diminuisce progressivamente. Allora in tutta l’Europa le rondini si riuniscono in grandi stormi e cominciano un viaggio di migliaia di chilometri verso sud, volando di giorno e riposando di notte. Non tutte ce la fanno, e nella primavera successiva le sopravvissute tornano nei luoghi in cui sono nate.
Oltre alle rondini, milioni di uccelli appartenenti a molte specie diverse compiono lunghi spostamenti in massa a ogni cambiamento di stagione per sfuggire le proibitive condizioni climatiche invernali e la mancanza di risorse alimentari. Raggiungono così i luoghi di svernamento superando innumerevoli difficoltà.
Per esempio, le specie che scendono dalle regioni settentrionali europee incontrano un primo grande sbarramento costituito dal Mar Mediterraneo. Molte specie, come le cicogne, lo superano sorvolando le vie di terra degli stretti di Gibilterra o del Bosforo oppure del canale di Sicilia (dopo aver percorso l’intera penisola italiana con tutte le sue insidie), ma numerose altre attraversano il Mediterraneo per tutta la sua ampiezza. Alcune arriveranno nei paesi dell’Africa settentrionale, altre andranno oltre l’equatore e si troveranno di fronte una seconda grande difficoltà: il deserto del Sahara. Moltissimi saranno quindi gli uccelli viaggiatori che perderanno la vita in questo immenso sforzo.
Le specie migratrici sono decine e decine, alle quali si aggiungono i migratori parziali, quegli animali cioè di cui solo parte degli individui affronterà il viaggio, mentre molti altri rimarranno a condurre vita grama nei luoghi di origine. Pivieri, anatre, oche, gru, falchi, cuculi, upupe, gruccioni, un gran numero di passeriformi, di uccelli marini o di palude avrebbero un lungo viaggio da raccontare.
Anche tra i Mammiferi si conoscono fenomeni migratori attraverso le vie dell’aria. I pipistrelli, come le rondini, spariscono dalle nostre regioni durante l’inverno, assieme alla loro fonte di cibo, gli insetti. Ma per i pipistrelli è valida l’ipotesi che passino la cattiva stagione nascosti da qualche parte: entrano infatti in uno stadio di ibernazione nelle profondità delle grotte o, comunque, di rifugi protetti. Tuttavia, in tutti i continenti ci sono alcune specie di pipistrelli che compiono migrazioni, coprendo distanze anche di più di un migliaio di chilometri, per sfuggire alle gelide temperature invernali: passano comunque l’inverno all’interno di grotte o di rifugi, in aree in cui le temperature non sono sicuramente proibitive.
Tra gli insetti è noto un gran numero di specie migratrici, in particolare tra le farfalle. Chi ha potuto vedere l’inizio della migrazione delle farfalle Vanessa, in Africa settentrionale, racconta che escono dai loro involucri pupali dopo una pioggia di primavera, ricoprendo vaste aree con i colori delle loro ali; poi tutte insieme, a migliaia e migliaia, s’involano verso l’Europa. In autunno le sopravvissute torneranno in Africa per deporre le loro uova. Famosa è la farfalla monarca (Danaus plexippus): intere popolazioni di questa specie passano l’inverno in una ristretta regione del Nord del Messico su alcuni alberi, ricoprendoli completamente, per poi risalire l’America settentrionale in primavera.
Si conoscono anche massicci spostamenti di insetti, non del tutto spiegati, tra le varie regioni d’Europa: in una stretta valle di confine tra Svizzera e Francia, sul Col de Bretolet, in tarda estate 20 milioni di Ditteri della famiglia Silfidi volano ogni giorno verso oriente.
Tra i mammiferi migratori più noti si possono ricordare le renne (cervi, renne, alci). In primavera, questi Cervidi si spostano in branchi di migliaia e migliaia di individui (sfidando l’aggressione di milioni di zanzare e dei lupi), man mano che il disgelo scopre i pascoli di muschi e licheni, per poi riscendere verso sud in autunno. In questi spostamenti vengono coperti più di cento chilometri al giorno. I Lapponi seguono le renne domestiche come fanno i nostri pastori con le greggi di pecore lungo i tratturi della transumanza.
Prima che gli europei arrivassero in America, i caribù (le renne americane) erano oltre cento milioni di capi: quando una massa così immensa si spostava seguendo le vie tradizionali delle migrazioni, doveva essere uno spettacolo grandioso. Anche nelle vaste savane africane avvengono ritmici spostamenti di grandi masse di animali: antilopi, gazzelle, zebre, elefanti che si spostano ogni anno alla ricerca di acqua e pascoli e, con loro, si spostano i predatori – leoni, iene, licaoni, sciacalli.
Esistono specie acquatiche che migrano dalle acque dolci verso il mare e altre che compiono il percorso inverso.
Tra le migrazioni più stupefacenti e famose sono da ricordare quelle delle anguille. La specie europea (Anguilla anguilla) conduce la sua vita nelle acque continentali dolci e salmastre, ma raggiunta la maturità sessuale e le opportune dimensioni, torna al mare. Si tratta di un viaggio non semplice: spesso le anguille prendono scorciatoie abbandonando i fiumi e i laghi e attraversando prati e boschi per rientrare in acqua appena possibile. Una volta raggiunto il mare, attraversano l’intero Oceano Atlantico e convergono tutte verso un grande appuntamento nella regione del Mar dei Sargassi, nelle Antille. Qui si incontrano anguille portoghesi, inglesi, francesi e, molto probabilmente, anche quelle dei paesi del Mediterraneo, e qui vengono deposti miliardi di uova e spermatozoi e l’intera specie si riproduce. Questa migrazione è detta talassotoca, dal greco «nato in mare». Nascono delle minuscole larve appiattite, i leptocefali, che vengono trascinate, come foglie dal vento, dalle correnti marine verso le coste europee. Qui arrivano in un stadio particolare, detto ceca: si tratta di una minuscola anguillina quasi trasparente che, a dispetto del nome, ha due grandi occhi. La ceca ha il compito di risalire nelle acque continentali dove ricomincia il ciclo.
Le grandi lamprede marine, come anche i salmoni, compiono invece il viaggio inverso: conducono tutta la loro esistenza in mare per tornare, una volta maturati sessualmente, nelle acque dolci continentali dove avviene la riproduzione (migrazione potamotoca, dal greco «nato nei fiumi»).
Altre specie di pesci, pur rimanendo sempre in mare, compiono comunque vasti e regolari spostamenti alla ricerca di aree di alimentazione o di riproduzione. I pescatori, che conoscono questi fenomeni da sempre, intercettano tonni, aringhe, merluzzi, sardine, maccarelli, e tante altre specie, nelle aree di transito delle loro migrazioni.
Anche i rettili compiono grandi migrazioni per mare. L’isola di Ascensione – che non è altro che la cima di una immensa montagna vulcanica sottomarina affiorante proprio in mezzo all’Oceano Atlantico – viene visitata ogni anno da un gran numero di femmine di tartaruga franca (Chelonia mydas) provenienti dalle coste del Brasile. Come fanno a ritrovare questo puntino di terra in mezzo all’oceano? Anche se sembra curioso, pare che ne sentano l’odore, portato verso le coste americane dalle correnti. Tutte le varie specie di tartarughe marine compiono grandi migrazioni e vengono in genere ritrovate sulla medesima spiaggia (spesso numerosissime come nelle spiagge del Costa Rica) a deporre le uova dopo anni di assenza e di misteriosi viaggi.
Le migrazioni più famose, però, sono forse quelle di mammiferi Misticeti: queste grandi balene durante la stagione calda vagano nei mari polari, filtrando attraverso i fanoni la ricchissima produzione di plancton (il krill), che consente loro di accumulare grandi quantità di grasso. Durante la lunga notte polare si spostano per migliaia di chilometri per raggiungere le regioni tropicali, dove però la risorsa alimentare è molto più modesta. Anche tra gli Odontoceti, Cetacei con i denti che si nutrono di pesci e calamari, si conoscono dei migratori, come il capodoglio, che però si mantiene per lo più in acque temperate e tropicali spostandosi in gruppi lungo rotte ben note ai balenieri.
Restando tra i mammiferi marini, ricordiamo le migrazioni dei Pinnipedi: alcune specie di foche, otarie, elefanti marini e trichechi sono capaci di compiere spostamenti anche per circa 10.000 km ogni anno. Raggiungono le regioni polari per la riproduzione e riscendono verso sud d’inverno.
Tra le piaghe che afflissero l’Egitto (convincendo il Faraone a lasciar andare Mosé e il suo popolo), la Bibbia parla anche della piaga delle cavallette. Molte specie di questi insetti Ortotteri conducono una vita grama in vaste aree semidesertiche, in una fase che viene chiamata solitaria. Quando in queste aree si realizzano occasionali condizioni ambientali particolarmente favorevoli, per esempio a causa di piogge intense, le cavallette, come Locusta migratoria, entrano in fase gregaria: si riproducono in modo incredibile e modificano il proprio aspetto e il comportamento. Si associano in gruppi sempre più numerosi e divorano tutto quello che trovano. È in questa fase che, esaurite le risorse, miliardi di cavallette si spostano in masse enormi, distruggendo qualunque vegetale incontrino sulla loro strada, e portando di conseguenza alla miseria le campagne che attraversano. È una immensa migrazione distruttiva che non ha ritorno: questi animali continuano ad andare avanti anche se incontrano il mare, e proseguono fino a che non muoiono tutti.
Un fenomeno altrettanto stupefacente accade per una specie di roditore, il lemming (Lemmus lemmus), che vive sugli altipiani scandinavi nutrendosi di licheni. Più o meno periodicamente, la fertilità dei lemming aumenta e questi animali diventano progressivamente più numerosi; i lemming consumano tutti i vegetali di cui si possono nutrire, quindi si riuniscono in grandi masse e migrano a valle. Arrivano al mare, ma continuano la loro corsa fino ad affogare tutti miseramente.
Alcuni minuscoli vermi Nematodi vivono parassiti nel sangue di vertebrati e usano come vettori per passare da un ospite a un altro gli insetti ematofagi, cioè che succhiano sangue. Per un organismo così piccolo il circolo sanguigno di un vertebrato è grande come un oceano.
Il nematode africano Loa loa ha come vettore un dittero, un tafano ematofago attivo durante il giorno. Ebbene, Loa loa durante il giorno compie una migrazione dai grandi vasi sanguigni (vene e arterie) verso quelli più piccoli periferici e superficiali. È una specie di appuntamento col tafano, che pungendo la pelle succhia il sangue e anche il piccolo parassita. Quando il tafano pungerà un altro uomo inietterà il parassita nel nuovo ospite. Wuchereria bancrofti è un’altra specie di nematode parassita del sangue, ma viene trasmesso da una zanzara che è attiva di notte. Quindi il parassita migra nei vasi capillari superficiali durante la notte per avere la possibilità di ‘imbarcarsi’ nella zanzara.
Anche in mare avvengono, quotidianamente, grandiose piccole migrazioni. Grandiose perché coinvolgono miliardi di individui appartenenti a numerose specie della fauna del plancton; piccole perché, in realtà, i percorsi sono limitati a poche centinaia di metri. Sono migrazioni verticali, chiamate batimetriche, durante le quali le specie che durante il giorno hanno pascolato tra le microalghe di superficie, alla sera lasciano il posto alle specie che vivono più in profondità e che godranno della flora di superficie durante la notte, in un interessante alternarsi di faune.
Le migrazioni degli uccelli vengono facilmente studiate grazie alla tecnica dell’inanellamento o, più in generale, del marcaggio, e alle organizzazioni internazionali che mantengono i contatti tra i vari studiosi. Grandi reti, appositamente studiate per non recare danno agli animali, vengono stese lungo le rotte migratorie. Si tratta di reti sottili, invisibili agli uccelli che vi restano intrappolati. Gli uccelli catturati vengono misurati, pesati, si analizza il loro stato di salute e altri parametri, poi si applica un leggerissimo anellino su cui è incisa una sigla. Chi ritroverà l’animale così marcato lo segnalerà in modo che, tappa dopo tappa, si possano ricostruire le direzioni seguite dagli animali e i tempi di percorrenza. Gli spostamenti degli animali vengono studiati anche grazie a rilevamenti radar, oppure a microtrasmittenti controllate da satelliti.
Una rondine che, anno dopo anno, torna esattamente nel suo nido dopo migliaia di chilometri di volo, deve avere un meccanismo che le consente di orientarsi. Orientarsi significa muoversi rispetto a un punto di riferimento. Il Sole e le stelle costituiscono in molti casi, specialmente per gli uccelli, punti di riferimento fissi rispetto ai quali muoversi secondo una determinata angolazione, il cosiddetto angolo di fuga. In molti casi, come nei salmoni e, come abbiamo fatto cenno, nelle tartarughe marine, l’olfatto consente di ritrovare la via di casa. Un fiume che attraversa determinati territori porta alla foce acqua carica di particolari sostanze, quindi ogni foce ha un suo odore.
Alcuni animali sono invece in grado di orientarsi grazie al campo magnetico terrestre per mezzo di magnetiti presenti nella scatola cranica. Altre specie, come le cicogne, evitano l’attraversamento di regioni prive di punti di riferimento, come il mare, perché memorizzano gli oggetti che vedono lungo il viaggio e li riconoscono nel corso dei successivi spostamenti migratori.