Tecnica di rendere simile all’ambiente circostante un oggetto o una struttura, in modo che, confondendosi con esso, possa sfuggire alla vista e all’osservazione.
La tecnica della m. di obiettivi militari o in genere di opere che possono divenire oggetto di offesa nemica si è sviluppata specialmente dopo la Prima guerra mondiale, per quanto già prima dell’avvento dell’aviazione la m. fosse impiegata per sfuggire all’osservazione nemica. La m. è applicata a obiettivi terrestri, navali e aerei. Molto importante è la deformazione dell’ambiente per creare una sistemazione e visione topografica e ambientale diversa da quella effettiva, allo scopo di ingannare e disorientare l’osservazione (per es., creazione di un falso aeroporto vicino a uno vero; creazione di stabilimenti, officine, impianti fittizzi raggiungendo così lo scopo importante di attirare i bombardamenti destinati ai bersagli veri). Le navi si mimetizzano con speciali tinteggiature dell’opera morta e delle sovrastrutture per rendere difficile l’identificazione del tipo, il telemetraggio, l’apprezzamento della rotta e della velocità. La m. degli aeromobili è fatta mediante tinte diverse: tinte grigio-azzurre per la parte ventrale in modo da confonderli da terra con il colore medio del cielo, e per il resto tinte a chiazze e zone varie, intonate all’ambiente sul quale sta o vola il velivolo (colori grigio verde, verde, avana, azzurro) per confonderli dall’alto. A partire dagli anni 1980 il concetto di m. si è arricchito dell’idea di furtività (ingl. stealthiness), cioè dell’impiego combinato di colorazioni, disegno aerodinamico, vernici radarassorbenti, dispositivi per la riduzione del calore e del rumore degli scarichi dei motori, in modo da minimizzare la percettibilità e osservabilità del mezzo da parte di sensori radar, ottici od optronici.