(o fauvisme) Corrente artistica formatasi nei primi anni del 20° sec. attorno a H. Matisse. Il gruppo allineava nelle sue file, tra gli altri, M. Vlaminck, A. Derain, K. Van Dongen, J. Puy (1876-1960) e successivamente G. Braque.
Questi pittori non si presentarono legati da un definito programma, se non quello di una generica opposizione all'edonismo decorativo dell'art nouveau e all'evasione spiritualistica del simbolismo: in maniera differenziata affrontarono, a partire dagli ultimi anni del 19° sec., problemi specificamente pittorici, riconoscendo la struttura autonoma del quadro e soprattutto utilizzando il colore, steso a macchie pastose, per creare e scandire gli spazi nel dipinto, con la purezza e semplificazione dei mezzi, con superfici piane senza modellato (senza cioè l'effetto di profondità ottenuto con mezzi quali il chiaroscuro), a raggiungere una corrispondenza assoluta tra suggestione emotiva (espressione) e ordine interno della composizione, in uno slancio vitale che seguiva le suggestioni filosofiche di H. Bergson.
Le problematiche affrontate dai fauves erano state aperte dalle ricerche di P. Cézanne, G. Seurat, V. van Gogh e P. Gauguin, riscoperte nelle importanti retrospettive di questi artisti tenute a Parigi nei primi anni del secolo e dai personali contatti con il teorico del neoimpressionismo P. Signac. Altrettanto importante fu il loro interesse per l'arte islamica e primitiva (per es. la collezione di arte africana di Derain vantava dei pezzi di un livello qualitativo altissimo). Il movimento, che in modo specificamente francese partecipò delle istanze dell'espressionismo europeo (è contemporaneo per es. al gruppo tedesco Die Brücke), ebbe il suo momento esplosivo ancora nel 1906, ma già dal 1908 i componenti del gruppo si avviarono su strade diverse, mentre la poetica del cubismo cominciava a imporsi.
I fauves: «le belve»
La denominazione di fauves, «fulvi» ma per traslato «bestie dal pelo fulvo» e quindi «belve», fu applicata sarcasticamente ai membri del gruppo dal critico francese L. Vauxcelles, che visitò l’esposizione dei loro quadri al Salon d’automne del 1905: scandalizzato dalla violenza cromatica ed espressiva delle opere, esposte in una sala in cui campeggiava una scultura accademica, ebbe a esclamare «Donatello in mezzo alle belve».