Forma di regime politico in cui il potere è nelle mani di pochi, eminenti per forza economica e sociale.
Nell’antichità, i regimi oligarchici, le cui forme variavano da città a città, succedettero quasi dappertutto in Grecia alle aristocrazie o, particolarmente nel Pelopponeso, alle tirannidi. Considerata da Platone e Aristotele una forma di governo degenerata (perché fondata sulla ricchezza), l’o. ha conservato un significato negativo che permane nel linguaggio corrente (dove indica il dominio, in qualsiasi gruppo o istituzione, da parte di un gruppo ristretto di persone). Nel Novecento il termine ha assunto, nella scienza politica, un significato neutrale, descrittivo: o., per i teorici delle élite (G. Mosca, V. Pareto, R. Michels), è la natura di ogni grande associazione (anche di tipo democratico), in quanto tende sempre a essere guidata da un piccolo gruppo di persone. Fu Michels a definire questa regolarità tendenziale nei termini di una vera e propria legge ferrea dell’o., in base alla quale «il formarsi dell’o. in seno a molteplici forme di democrazia è un fenomeno organico e perciò una tendenza a cui soggiace necessariamente ogni organizzazione, anche socialista, perfino quella libertaria». Per gli élitisti liberal-democratici (R. Aron), l’essenziale è che nel sistema politico le élite siano diverse, in competizione tra loro e costrette a sottoporsi regolarmente al giudizio dei cittadini nelle elezioni.