Ad Atene e in altre città che ne imitavano la Costituzione, bando che colpiva il cittadino ritenuto pericoloso per lo Stato, il cui nome veniva scritto dai membri dell’ecclesìa (l’assemblea popolare in cui si deliberava sulle questioni d’interesse generale e cui partecipavano con diritto di voto tutti i cittadini) su un frammento di terracotta (ὄστρακον). Perché la votazione fosse valida, vi dovevano partecipare almeno 6000 cittadini. L’o., che non poteva essere comminato più di una volta all’anno, era una misura di polizia: l’ostracizzato doveva restare fuori del territorio della città per un tempo determinato (in origine 10 anni), a meno che non fosse richiamato prima, ma conservava i suoi beni ed era protetto dalle leggi patrie. L’istituzione dell’o. è attribuita da Aristotele alla riforma di Clistene (508 a.C.), anche se non venne applicato prima del 487. Subirono l’o. Aristide, Temistocle, Tucidide di Melesia.
Il comportamento con cui, nell’ambito di un gruppo sociale o politico omogeneo, le persone che esercitano il potere o dispongono di particolare influenza escludono o emarginano, spesso facendo leva su forme di coazione sociale, un loro avversario o, anche, chiunque abbia violato le regole del gruppo stesso; in particolare, in antropologia sociale, l’esclusione da una comunità di quegli individui che si siano resi colpevoli di determinate infrazioni.