Nella politica internazionale negli anni del bipolarismo USA-URSS, gli Stati non aderenti né al blocco occidentale né a quello orientale.
Il movimento dei paesi n. si fa risalire alla conferenza di Bandung del 1955, nella quale 29 Stati asiatici e africani sottoscrissero una dichiarazione a sostegno della pace e del disarmo internazionale, per il superamento del colonialismo e il rispetto dei principi di autodeterminazione dei popoli, di uguaglianza fra gli Stati e di non ingerenza nei reciproci affari interni. Alla conferenza di Belgrado del 1961, in cui il movimento si costituì ufficialmente, parteciparono insieme alla Iugoslavia 24 Stati di Asia, Africa e America Latina, che, oltre a respingere la logica dei due blocchi contrapposti, si proponevano di dare impulso al processo di decolonizzazione e al miglioramento delle condizioni economiche del Terzo Mondo. I principali ispiratori del non allineamento, lo iugoslavo Tito, l’indiano J. Nehru e l’egiziano G.A. Nasser, promossero una politica di ‘neutralismo attivo’, volta soprattutto a favorire la distensione internazionale, mentre gli effetti della decolonizzazione si traducevano in una crescita progressiva degli aderenti al movimento.
Dopo la fine della guerra fredda e l’esaurimento del processo di decolonizzazione, il movimento sottolineò il maggior rilievo assunto dalla contrapposizione Nord-Sud rispetto a quella tradizionale Est-Ovest, rivendicando un «nuovo ordine economico internazionale», ma la successiva crisi delle relazioni fra USA e URSS e il rilancio della corsa agli armamenti riportarono la contrapposizione Est-Ovest al centro della scena mondiale, mentre il peggioramento subito dalla situazione economica e finanziaria della maggior parte degli Stati del Terzo Mondo, la diminuzione del loro potere contrattuale in campo internazionale, la crescita delle differenze e dei contrasti al loro interno, l’esplosione di conflitti locali, ridussero l’incidenza politica del movimento. Con la scomparsa del campo socialista e la dissoluzione dell’URSS, la fine del regime bipolare mise in discussione la stessa ragion d’essere del non allineamento. Il movimento continua a esistere: vi aderiscono 118 nazioni e mira a rappresentare le istanze politiche, economiche e culturali dei paesi in via di sviluppo.