Azione scenica muta, la cui espressione risiede nel gesto e negli atteggiamenti del corpo, talora accompagnati dalla musica.
Originaria della Grecia, la p. si trasferì poi a Roma e assunse forme più precise e definite all’epoca di Augusto. Era recitata, secondo il piano di un libretto, da un ballerino e da un coro al suono di un’orchestra. Nel Medioevo p. si ritrovano nelle sacre rappresentazioni come preludio, intermezzo o epilogo di carattere drammatico o burlesco. Verso il 15° sec. azioni mimiche d’argomento mitologico o cavalleresco si recitavano presso le corti italiane e francesi. A partire dalla fine del Cinquecento, gli sviluppi della p. e del balletto si confondono e si compenetrano: la p., infatti, è uno degli elementi del ballet de cour, genere di spettacolo di corte che ebbe il suo apogeo in Francia sotto il regno di Luigi XIV. Nel 19° sec. l’evoluzione dell’arte coreutica relega sempre più la p. a mero accessorio dell’azione scenico-coreografica, anche se in Francia il genere sopravvive con J.-B.-G. Deburau, grande interprete del malinconico Pierrot, e in Inghilterra si sviluppa intorno alla figura di J. Rich (1682 ca.-1761), celebre Arlecchino. Solo nel 20° sec. la p. ha ricuperato la propria dignità di espressione teatrale autonoma, grazie soprattutto ai Francesi, che hanno saputo imporla all’interesse del pubblico (➔ mimo).