Filosofo (Cuts, Vermandois, 1515 - Parigi 1572). Il nome di R. è legato soprattutto alla riforma della dialettica (Dialecticae institutiones ad Lutetiae Parisiorum Academiam , 1543), cioè allo sforzo di elaborare una nuova logica, modellata sulla base del modo naturale di procedere del pensiero umano, in sostituzione dei formalismi e degli schematismi dell'aristotelismo scolastico.
Di umili origini, riuscì a frequentare l'univ. di Parigi, e, datosi principalmente agli studi di logica, finì per sentire avversione per l'angustia mentale degli aristotelici che l'insegnavano. Nel 1536 ottenne il titolo di magister artium. Dopo alcuni anni di insegnamento a Parigi, pubblicò (1543) le Dialecticae institutiones ad Lutetiae Parisiorum Academiam e le Aristotelicae animadversiones. In queste opere, e specialmente nella prima, egli svolgeva la tesi della sua riforma della logica scolastica: ma la fiera opposizione degli aristotelici riuscì a ottenere che il re Francesco I le vietasse entrambe. Nonostante la condanna delle due opere, egli ottenne poi (1551) una cattedra all'università. Convertitosi (1561) al protestantesimo, fuggì da Parigi, dove tornò due anni dopo, ma dovette allontanarsene di nuovo (1567-68). Riparato in Germania e in Svizzera, tornò (1570) a Parigi, dove morì nella strage della notte di s. Bartolomeo.
Tra gli scritti più importanti si ricordano: Dialectique (1555); Scholarum physicarum libri octo (1565); Scholarum metaphysicarum libri XIV (1566); Scholae in tres primas liberales artes (1569); Scholarum mathematicarum libri unus et triginta (1570); Defensio pro Aristotele adversus Jacobum Schecium (1571). Iniziata la sua attività come insegnante di retorica, R. volle realizzare un nesso tra questa e la dialettica, liberata dal formalismo astratto della logica scolastica di impianto aristotelico e ricondotta al metodo socratico-platonico. Dalla cattedra del Collège Royal (1551) trattò poi tutte le arti liberali, ampliando il proprio interesse alla fisica e alla metafisica, ed estendendo insieme i suoi propositi di riforma dottrinale, fino a delineare una «scientia universalis» articolata secondo le varie materie e avente a centro unitario i principî della dialettica. Ma il nome di R. è legato soprattutto alla riforma di quest'ultima, che intese modellare sull'archetipo della «dialectica naturalis», e quindi sul modo naturale di procedere del pensiero umano, nel quale possono essere distinti due momenti: quello della posizione del problema e della ricerca della soluzione, e quello della formulazione in forme linguistiche appropriate degli argomenti trovati; perciò la dialettica avrà due branche, secondo l'indicazione degli antichi tramandata da Cicerone: inventio (con trattazione dei loci come «sedes argumentorum», o topica) e dispositio o iudicium (che si articola nella trattazione dell'enunciazione, del sillogismo e del metodo o sistema). I sei modi sillogistici che vanno sotto il suo nome, e nei quali il medio è un termine discreto o singolare (per es., «quest'uomo» o «Socrate»), sono in realtà una ripresa del «syllogismus expositorius» degli scolastici.