Nell’uso comune cristiano, uno dei tre regni dell’oltretomba, insieme all’inferno e al paradiso; nella teologia cattolica, la condizione di coloro che, morti nella grazia e nell’amicizia di Dio, non sono ancora perfettamente purificati e devono quindi purificarsi al fine di ottenere la santità necessaria per essere ammessi alla visione di Dio. L’esistenza del p. è, per il cattolico, una verità di fede, definita dai concili di Firenze e di Trento.
Lo sviluppo storico di questa dottrina è connesso con la fede sia che per i giusti esista la possibilità di una temporanea espiazione ultraterrena delle loro colpe prima di raggiungere la visione beatifica, sia che i vivi possano guadagnare meriti per i defunti che espiano. Le prime testimonianze sulla credenza nel p. si riferiscono, dalla fine del 2° sec. (Origene, padri Cappadoci e, tra i Latini, s. Cipriano, s. Girolamo, s. Ambrogio, s. Agostino e s. Gregorio Magno), soprattutto all’idea di una temporanea espiazione ultraterrena. Contro la dottrina cattolica del p. polemizzarono i riformati che la respinsero radicalmente.
La rappresentazione del p., rara prima del 15° sec., si sviluppa in rapporto alle illustrazioni della Divina Commedia (Domenico di Michelino, 1465, Firenze, duomo); l’iconografia è simile a quella dell’inferno, salvo che per la presenza di angeli o della Madonna. La raffigurazione, raramente autonoma, si identifica con quella delle anime purganti (generalmente in preghiera, tra le fiamme), in riferimento al tema dell’espiazione e dell’opera dei vivi (Altare della peste, 1520 ca., Norimberga, Germanisches Nationalmuseum). Compare in immagini di s. Gregorio, per il suo ruolo di intercessore (L. Capponi, 15° sec., rilievi, Roma, S. Gregorio Magno; Guercino, 1647, Bologna, S. Paolo), e similmente di altri santi; si diffonde con la Controriforma, che ne sostiene l’esistenza, negata dai protestanti (F. Zuccari, 1594-95, Roma, chiesa del Gesù). Confraternite del p. Pie organizzazioni di fedeli che intendono promuovere suffragi per le anime del purgatorio.