Regista e attore libanese (n. Beirut 1941). Di padre francese e madre libanese, si è avvicinato al teatro durante gli studi in Medicina (Università di Saint Joseph). Ha debuttato nel 1962 nel ruolo di Arlecchino, per poi dirigere la sua prima pièce due anni più tardi (Enrico IV di L. Pirandello). Già co-fondatore del Centro teatrale universitario e direttore del primo Teatro Stabile della capitale, nel 1968 ha dato vita al Laboratorio Teatrale di Beirut (insieme con N. al-Ashkar). In questo periodo ha diretto la controversa Majdalun (1969); apertamente pro-palestinese, l’opera è stata tacciata dalle autorità di istigazione alla rivolta. Dopo essersi ritirato dalle scene per un periodo - tra il 1973 e il 1977 ha vissuto nei campi profughi della periferia di Beirut e ha partecipato alla creazione della comune al-Marayjah -, nel 1977 ha fondato la compagnia al-Hakawati. Grazie a spettacoli originali, ispirati alla tradizione dei cantastorie e aperti alla partecipazione attiva del pubblico, A. ha raggiunto la notorietà in patria e all’estero (si ricorda la pièce Ayyam al-Khiyyam, molto apprezzata dal pubblico francese). Tra le opere più significative Jinan al-Sana’i (1997), Waiting for Godot (1999), Lucy, la femme verticale (2001). Negli anni A. ha portato in scena la tragedia della guerra civile, rivelandone i traumi e preservandone la memoria, e alla guida dell’associazione al-Shams (per i giovani di ogni credo religioso dediti a teatro e cinema) e del teatro Dawwar al-Shams, durante la guerra del luglio 2006 ha denunciato i crimini perpetrati (da entrambe le parti) attraverso lo spettacolo La porte de Fatima. Nel 2008 A. ha ricevuto il Leone d’Oro alla carriera (sezione Teatro della Biennale di Venezia) in riconoscimento all’impegno per la pace e il dialogo interreligioso profuso nella sua arte.