scialo- Nel linguaggio scientifico, primo elemento di parole composte, nelle quali indica rapporto con la saliva, o con le ghiandole e i condotti salivari.
Scialagoga si dice una sostanza che stimola la secrezione salivare, come per es. il mercurio e lo ioduro di potassio. Scialomucine sono le mucine contenenti acido sialico, che si trovano nelle ghiandole salivari.
La scialoadenite è un’infiammazione, acuta o cronica, di una ghiandola salivare. Le cause sono per lo più infettive: nelle forme acute i germi (più frequentemente streptococchi e stafilococchi) possono raggiungere le ghiandole salivari per via ematica, linfatica, per continuità o per via canalicolare. Condizioni predisponenti sono quelle che comportano una stasi salivare (calcolosi, stenosi dei dotti ecc.), una diminuita resistenza locale o generale e la presenza di focolai vicini (stomatiti, gengiviti ecc.). La sintomatologia è tipica con tumefazione, dolore, rossore e aumento della temperatura locale. La terapia è medica (antibiotici, farmaci antinfiammatori) o, a suppurazione avvenuta, chirurgica.
Per scialoadenopatia si intende ogni stato di sofferenza o malattia di una o più ghiandole salivari: la scialoadenopatia atrofizzante è un processo infiammatorio cronico, di natura autoimmunitaria, che interessa le ghiandole salivari e si accompagna talvolta ad analoghe sofferenze delle altre ghiandole a secrezione esterna e ad artrite (sindrome di Sjögren).
La scialoadenosi è un processo iperplastico, non infiammatorio, né neoplastico, prevalentemente a carico della parotide, determinato da varie cause: ormonali, tossiche, infettive ecc.
La scialodochite è un’infiammazione isolata dei dotti di una ghiandola salivare, in genere causata da calcolosi o secondaria a stomatiti. La scialolitiasi è la calcolosi delle ghiandole salivari, più frequente nel sesso maschile e nell’età media; la sua eziopatogenesi non si differenzia da quella delle altre litiasi: stasi del secreto, corpi estranei nel dotto, infezioni, diminuzione dei colloidi protettori, desquamazione degli epiteli. I calcoli (scialoliti) a sede intraghiandolare possono rimanere silenti o dare luogo a una infezione acuta o cronica. Gli scialoliti dei dotti possono causare la cosiddetta colica salivare, caratterizzata da dolore brusco con senso di tensione e da tumefazione della ghiandola salivare corrispondente. La diagnosi può richiedere l’esame radiologico, il cateterismo del condotto escretore della ghiandola o la scialografia.
La scialorrea (detta anche ptialismo o ipersalivazione) è l’aumento della secrezione salivare; può essere sintomo di una diretta eccitazione delle ghiandole salivari, dovuta all’eliminazione attraverso i loro epiteli di sostanze medicamentose (mercurio, iodio, bromo) o tossiche (piombo), oppure di uno stato irritativo dei loro nervi. Come fenomeno riflesso si osserva all’inizio della gravidanza e in alcune malattie dell’apparato digerente. La terapia è volta alla rimozione delle cause: ove ciò non sia possibile, si avvale dell’uso dei parasimpaticolitici.
In radiologia, la scialografia è l’esame radiografico delle ghiandole salivari attuato introducendo nei dotti salivari un mezzo di contrasto radiopaco, per mezzo di un ago smusso o di un sottile catetere.