tè Nome comune impiegato per designare Camellia sinensis (v. fig.), pianta delle Teacee, e le sue foglie essiccate, usate per la preparazione dell’omonima bevanda.
La famiglia Teacee, ordine Ericali, comprende piante Dicotiledoni legnose con foglie semplici, spesso sempreverdi; hanno fiori actinomorfi, emiciclici, con petali in numero variabile, stami da molti a 5 e pistillo formato di 2-8 carpelli saldati, il frutto è a capsula. Sulla base di un’analisi cladistica fondata sulle sequenze del DNA, alcuni generi tradizionalmente attribuiti alle Teacee , quali Eurya e Ternstroemia, sono stati posti in una famiglia distinta, quella delle Ternstremiacee. Le due famiglie risultano così monofiletiche. Le Teacee così ridefinite comprendono circa 300 specie tropicali e subtropicali, in gran parte asiatiche.
Camellia sinensis (o Camellia theifera o Thea sinensis) è originaria dell’Assam e delle regioni comprese tra l’India e la Cina, coltivata da tempi remoti nell’India, Cina e Giappone, in tempi recenti a Giava, sul Caucaso, in Africa orientale e nell’America Meridionale. È stata messa in coltura con successo anche sui pendii che si affacciano sul Lago Maggiore. Allo stato selvatico è un albero, nelle piantagioni invece, per effetto delle potature, è un cespuglio molto basso e ramificato, da cui si raccolgono facilmente le giovani foglie. Le foglie sono sempreverdi, coriacee, di forma varia, nelle diverse cultivar: lanceolate, ellittiche od oblunghe; sono dentate e presentano nel mesofillo grandi sclereidi ramose; le dimensioni variano: 3-11 cm × 1-4 cm. I fiori, grandi, bianchi, odorano di gelsomino. Della pianta si conoscono parecchie varietà e vari ibridi.
La pianta del t. resiste a notevoli oscillazioni di temperatura e cresce anche in paesi con inverni piuttosto rigidi; in ogni caso richiede abbondante acqua. Lo sviluppo migliore si ha nei climi caldo-umidi e in posizione ben esposta al sole. I metodi di coltivazione variano notevolmente nei diversi paesi. Le piantine si pongono a dimora al quinto mese dalla germinazione, la prima raccolta si fa all’età di 3 anni e poi si continua ogni anno dopo il ‘taglio’, che si esegue per aumentare il numero dei rametti. Una piantagione può essere sfruttata per 50 anni.
Le foglie di t. appena raccolte contengono il 75-80% di acqua; tra le numerose sostanze presenti nelle foglie, le principali sono la caffeina (o teina), che costituisce il 2-4% e conferisce al t. il suo carattere di stimolante del sistema nervoso, e le catechine (5-10%), composti polifenolici talvolta indicati come tannini. Nelle foglie fresche sono anche contenuti diversi enzimi; essi giocano un ruolo importante nel successivo trattamento delle foglie, nel corso del quale la composizione del t. viene a modificarsi.
Le foglie di t. vengono utilizzate per infusi dopo essere state essiccate all’aria, fatte fermentare e quindi torrefatte (t. nero). Nel t. verde, usato soprattutto in Asia, l’imbrunimento è impedito mediante un rapido riscaldamento. Il t. era già usato come bevanda in Cina nel 4° sec.; dalla Cina l’uso si estese al Giappone. In Europa si cominciò a sapere del t. solo dopo che i Portoghesi ebbero stabilito rapporti commerciali con la Cina nel 16° sec., ma l’uso della bevanda fu portato in Europa solo nel secolo successivo dagli Olandesi che si erano stabiliti a Bantam. Verso la metà del secolo l’uso attecchì in Inghilterra, incontrando poi grande diffusione dal principio del 18° secolo.
Nel mercato attuale, accanto alle miscele classiche (l’English breakfast dal gusto forte, le più leggere earl grey e darjeeling, la pregiata orange pekoe ottenuta dalle foglie più giovani ecc.) hanno grande diffusione le miscele aromatizzate.
L’abuso di t. può provocare il teismo, intossicazione rappresentata prevalentemente da disturbi cardiaci e nervosi, analoghi a quelli provocati dal caffè.
Dalla seconda metà del 20° sec., la produzione mondiale di t. (4,7 milioni di t nel 2008) ha mostrato un incremento costante, arrivando a toccare, nel decennio 1998-2008, un aumento del 58%. La superficie coltivata (2,8 milioni di ha nel 2008) ha registrato anch’essa un aumento, sia pure più contenuto, e in costante progresso appaiono anche i dati sul rendimento (1,6 t/ha nel 2008). L’Asia fornisce l’86% della produzione mondiale; tra i paesi di questo continente primeggiano la Cina (1,2 milioni di t), l’India (800.000 t), lo Sri Lanka (318.000) e l’Indonesia (150.000). Al di fuori dell’Asia spicca la produzione del Kenya (345.000). Il commercio mondiale del t. è molto attivo, riguarda una quota considerevole delle quantità prodotte e determina un elevato giro di affari. Tra i maggiori paesi esportatori figurano Kenya, Cina, India, Sri Lanka; tra gli importatori Russia, Gran Bretagna, Stati Uniti e Pakistan.