teosofia In origine, saggezza o scienza concernente Dio o le cose divine; con questo significato il termine appartiene alla tradizione neoplatonica e allo Pseudo-Dionigi. Ripreso da questa tradizione, il termine è stato usato, in età moderna, per indicare dottrine filosofico-religiose che si richiamano a un tipo superiore di saggezza o gnosi proveniente da Dio. La t. così intesa ha avuto particolare fortuna, nella cultura europea fra Cinquecento e Settecento: da Paracelso e Agrippa di Nettesheim a R. Fludd e ai rosacrociani, da S. Franck a V. Weigel e J. Böhme, da L.C. Saint-Martin a E. Swedenborg a F.C. Oetinger, e ancora nel 19° sec. in F. Baader e nell’ultimo F. Schelling; motivi teosofici sono ampiamente presenti anche nella massoneria.
Nell’accezione corrente si intende per t. la dottrina e il movimento, con caratteri religiosi, propugnata dalla Società teosofica fondata a New York nel 1875 sulla base degli scritti di E.P. Blavatskij, prima segretaria del movimento. Secondo la t. tutte le religioni del mondo conservano soltanto residui parziali di un’antica verità divina conosciuta nelle varie epoche da un ristretto numero di grandi iniziati, che però non ne avrebbero divulgato che gli aspetti conformi alle condizioni culturali del momento e dell’ambiente. Caratteristico della t. è il suo sincretismo fondamentale; benché in questo prevalgano, apparentemente, gli elementi di derivazione indiana, essi sono inseriti in una forma mentale tipicamente occidentale e determinata particolarmente dalla storia culturale del 19° sec.; tra i presupposti della t. si ritrovano, infatti, l’evoluzionismo, l’umanitarismo e, sul piano dottrinale, il monismo. Secondo la cosmologia teosofica, tutto l’esistente procede dall’Uno, concepito come ‘supercoscienza’; l’uomo ha per fine supremo il ritorno all’Uno, ma il suo graduale perfezionamento richiede un gran numero di esistenze regolate dalla legge del karma. La Società teosofica si trasferì in India nel 1879, e si costituì (1905) in ente sociale nel Madras. La sua attività ebbe un impulso notevole dall’opera di A. Besant, che succedette alla Blavatskij. La Società raccolse numerosi adepti in tutto il mondo, in particolare nei paesi anglosassoni e germanici; il suo momento di maggior fortuna fu il primo dopoguerra. Ebbe scissioni, tra cui la più notevole quella di R. Steiner, che fondò la Società antroposofica (➔ antroposofia).