tino Recipiente destinato a contenere le uve pigiate durante la fermentazione alcolica tumultuosa, di forma generalmente a tronco di cono diritto, di piccola convergenza, più raramente cilindrica o a tronco di cono rovesciato; anche, recipiente di forma simile, usato per altre operazioni tecnologiche.
Il t. usato nella vinificazione è costituito da doghe di legno (castagno, larice o abete) tenute insieme da cerchiature di ferro; di norma è aperto superiormente e provvisto inferiormente di uno sportello per agevolare l’estrazione delle vinacce. I t.-botte, che differiscono dai t. solo per la chiusura ermetica superiore, consentono oltre alla fermentazione dell’uva anche la conservazione del vino. Le botti-t. , costituite da comuni botti a due sportelli, uno inferiore e uno superiore, dovendo conservare il vino anche per vari mesi, impiegano legnami di qualità migliore, per es. il rovere. Nella grande industria vinicola i t. di legno sono stati via via sostituiti da vasche in cemento, serbatoi in acciaio inossidabile o in plastica rinforzata con fibre in vetro, mentre le botti in legno pregiato vengono utilizzate per l’invecchiamento.
Il t. delle miniere di zolfo è costituito da un tavolato rettangolare, largo circa 60 m, lungo anche centinaia di metri, recintato da basse pareti verticali, anch’esse costituite da tavole. Quando lo strato di zolfo corrispondente alla prima colata si è solidificato, si innalzano nuove pareti verticali, ancorandole al blocco già formato, e si demoliscono le vecchie pareti sottostanti. Con questo procedimento si ottengono strati sovrapposti di zolfo, di pochi centimetri di spessore per ogni colata. I blocchi così ottenuti vengono poi frantumati facendo brillare delle mine.
Nell’industria tessile il t. è un apparecchio, usato esclusivamente per tingere fibre animali o vegetali in fiocco, costituito essenzialmente da una vasca dove circola il bagno di tintura e in cui vengono posti portamateriali estraibili contenenti il fiocco alla rinfusa.
Per i coloranti al t. ➔ coloranti.