L’atto di ungere persone e di oggetti con le sostanze più diverse, dal grasso animale fino ai preziosi oli profumati, che rientra nei riti delle più diverse religioni antiche e moderne. Il carattere comune nella varietà degli usi rituali dell’u., in tutte le religioni, è che essa vuol sempre realizzare o significare il passaggio del soggetto (o della cosa) da una condizione a un’altra; perciò essa può rendere tabu (➔) qualcosa o qualcuno, ma può anche rimuovere lo stato di tabu o segnarne la fine; pertanto fa parte spesso anche del rituale funebre, preparando il morto alla sua nuova condizione, e può essere, e spesso è, uno dei riti principali della consacrazione.
Nella liturgia cattolica, il rito dell’u. consiste nell’applicare il sacro crisma su persona o cosa per consacrarla. Tale rito avviene nel battesimo, nella cresima, nell’ordinazione di sacerdoti e vescovi, nella dedicazione delle chiese e degli altari. L’u. con l’olio dei catecumeni ha luogo soltanto nel battesimo, mentre l’u. con l’olio santo si ha nel rito dell’u. degli infermi (comunemente detta estrema u.). Secondo la precisazione del Concilio Vaticano II, il tempo opportuno per ricevere questo sacramento ha inizio quando il fedele, per malattia o per vecchiaia, incomincia a essere in pericolo di morte, inteso nel senso più largo possibile (Sacrosantum concilium, 73). Il sacramento è amministrato da un sacerdote che con l’olio benedetto (materia del sacramento) unge la fronte e le mani del malato, accompagnando il gesto con una breve preghiera (forma del sacramento) intesa, se necessario, a ottenere il perdono dei peccati commessi. La Costituzione conciliare sulla sacra liturgia (art. 74) prevede un Rito continuo degli infermi, un unico rito in cui si conferiscono all’infermo successivamente la confessione, l’u. e il viatico (o comunione per viatico). Il sacramento della confessione può essere seguito dalla benedizione papale con annessa l’indulgenza plenaria in articulo mortis.