(it. Vienna) Cittadina della Francia meridionale, nel dipartimento dell’Isère, sulla riva sinistra del Rodano.
A V., capitale degli Allobrogi, Cesare dedusse una colonia iuris latini (Colonia Iulia Vienna Allobrogum), poi elevata da Augusto (o Caligola) a colonia romana. Fu fiorente in età imperiale per i commerci sviluppati dai negotiatores Italici e centro dell’Impero delle Gallie (258-73). Nel 4° sec. la città fu metropoli della provincia Viennensis della diocesi della Gallia meridionale e sede di vescovato trasformato in arcivescovato intorno al 450. Fu capitale del primo regno burgundo nel 432, del regno di Provenza nell’879, poi del Regno di Arles fino al 1032, quando passò sotto l’Impero, che riconobbe ampi diritti agli arcivescovi. V. fu unita definitivamente alla Francia nel 1448. Nel 1562 la città fu saccheggiata dagli Ugonotti; l’arcivescovato venne soppresso nel 1792. Gli scavi hanno messo in luce ricche domus, terme, laboratori artigianali e magazzini, con utensili, monete e mosaici.
Da V. prende nome la regione storica del Viennese (fr. Viennois) che, già parte del Regno di Provenza, apparteneva al Regno di Arles quando nel 1032 fu unita al Sacro Romano Impero. Dal 1044 vi si imposero i conti di Albon. Nel 1349 fu ceduto al re di Francia e da allora, con il nome di Delfinato (➔), fu unito alla Corona di Francia. Viennese Denaro coniato dagli arcivescovi di V. (Francia), che ebbero il diritto di monetazione fin dal 10° sec.; ebbe molto credito e larga diffusione.
Concilio di V. del 1112 Presieduto dall’arcivescovo Guido di Borgogna (poi papa Callisto II), condannò le investiture laiche di cariche ecclesiastiche e scomunicò l’imperatore Enrico V. Concilio ecumenico di V. (XV ecumenico) Convocato da Clemente V, primo papa avignonese, con bolla del 1308 e una successiva del 1310, venne solennemente aperto nel 1311. Soppresse l’Ordine dei templari, di cui il re di Francia Filippo il Bello voleva incamerare i beni, dichiarò la legittimità del pontificato di Bonifacio VIII, si occupò della crociata in Terrasanta, emanò decreti dottrinali relativi alla questione della povertà e agli spirituali, pronunciò la condanna dei fraticelli, dei begardi, dei seguaci di fra Dolcino e di alcune proposizioni attribuite al francescano Pietro di Giovanni Olivi.