Disturbo del linguaggio, diverso dai vari tipi di mutismo e indipendente da disturbi dell’apparato fonatorio o dell’organo uditivo: consiste nella perdita della capacità di esprimere ( a. motoria, detta anche afemia) o di comprendere ( a. di comprensione o sensoriale) le parole. Nel primo caso, il malato comprende quanto gli viene detto e, se richiesto, si esprime a gesti, ma non sa formulare in parole il proprio pensiero. Nel secondo caso, l’eloquio è conservato, ma non viene compreso il linguaggio altrui, che appare come se fosse espresso in lingua ignota.
Le a. sono dovute a lesioni anatomiche di determinate regioni dell’encefalo, delle quali causa e localizzazione sono relativamente ben note, mentre la dinamica è tuttora oscura, anche perché sono controverse le dottrine di psicologia che riguardano il linguaggio.
L’interpretazione patogenetica classica, di notevole valore didattico e storico perché caso particolare e punto di partenza della dottrina generale delle localizzazioni cerebrali, presuppone l’esistenza di centri in cui verrebbero depositati i ricordi o, più esattamente, le immagini del linguaggio: centro verbo-motore o di Broca, nel piede della terza circonvoluzione frontale sinistra per le immagini dei movimenti necessari all’articolazione delle parole; centro verbo-acustico o di Wernicke, nella parte posteriore delle prime due circonvoluzioni temporali di sinistra, per le immagini acustiche del linguaggio. La distruzione di uno di questi centri (eccezionalmente di tutti e due) provocherebbe la perdita della rispettiva serie di immagini, e con questa l’a. in uno dei suoi tipi.
A questa interpretazione, che ha i difetti propri della psicologia associazionistica, si contrappongono: quella di H. Head che, sottolineando il carattere dinamico del disturbo, ravvisa nell’a. la perdita della capacità di utilizzare i simboli verbali, e quella affine di K. Goldstein che si riallaccia alle concezioni della psicologia della forma. R. Jakobson ha messo in rapporto le tappe dell’acquisizione del linguaggio (in particolare dei sistemi fonologici) nel bambino con quelle della sua perdita nell’afasico e indicato due diversi assi dell’organizzazione del discorso che possono essere colpiti: quello della contiguità e quello della similarità. A.R. Lurija ha approfondito il rapporto tra funzioni (e lesioni) cerebrali e processi cognitivi ed espressivi, nel quadro degli studi neurolinguistici.