In scienze agrarie, ecosistema secondario caratterizzato dall’intervento umano finalizzato alla produzione agricola e zootecnica. Rispetto all’ecosistema naturale, nell’a. i flussi di energia e di materia sono modificati attraverso l’apporto di fattori produttivi esterni (fertilizzanti, macchine, irrigazione ecc.), con l’obiettivo di esaltare la produttività delle specie agrarie vegetali coltivate dall’uomo, eliminando quei fattori naturali (altre specie vegetali, insetti, microrganismi) che possono risultare dannosi o entrare in competizione con la coltura agricola a scapito della sua produttività. Caratteristiche fondamentali di un a. sono, quindi, l’elevata specializzazione e la riduzione della diversità biologica. Il controllo antropico dei cicli biogeochimici e degli elementi climatici può essere minimo, come nel caso dei pascoli, o totale, come nel caso delle colture protette (➔ ortoflorovivaismo).
Se la modificazione dei fattori naturali è da sempre connessa con l’esercizio delle attività agricole, più recentemente gli interventi di controllo dell’a. si basano sullo sviluppo delle conoscenze scientifiche del sistema suolo-acqua-pianta e sulle possibilità di monitorarne i parametri (➔ agronica) per intervenire con i mezzi adatti al momento migliore. Per questo motivo la ricerca si sta indirizzando verso la creazione di condizioni il più possibile simili a quelle degli ecosistemi naturali, adottando forme di lotta biologica e lavorazioni del terreno che non alterino la fertilità naturale, e in genere impiegando meccanismi biologici di regolazione dell’attività vegetativa, spesso basati sull’impiego di biotecnologie.
Agroecologia Disciplina che ha, per oggetto lo studio dell’a., e che si avvale delle teorie ecologiche per analizzare il ciclo degli elementi minerali del suolo, le trasformazioni energetiche e i processi biologici che avvengono nel terreno sottoposto a sfruttamento agricolo. Varie sperimentazioni hanno dimostrato che aumentando la complessità della componente biotica si migliora l’efficacia dei processi ecologici nei riguardi della fertilità del terreno e della produttività delle specie coltivate. Sono state quindi rivalutate alcune pratiche agronomiche, quali l’avvicendamento (aumento temporale dell’agrobiodiversità), le consociazioni tra specie arboree (aumento spaziale dell’agrobiodiversità), le colture promiscue tra specie arboree ed erbacee (per ridurre l’erosione del terreno), l’agroforestazione (aumento della biodiversità vegetale e animale nel tempo e nello spazio).
Tra le applicazioni di questi studi, vi è l’agricoltura biologica (➔ agricoltura).