auròra polare Fenomeno luminoso dell’alta atmosfera, che si manifesta con forme diverse: archi, bande, raggi, cortine, corone, luci diffuse. Prende il nome di a. boreale nell’emisfero nord e di a. australe nell’emisfero sud. Alcune immobili e invarianti di forma, altre ondeggianti (a. fiammeggianti; fig.), possono avere varie colorazioni (tipica quella verdastra). Il limite inferiore della luce aurorale è a una quota di 100 km; quello superiore va da 400 km a 1000 km. La maggiore frequenza delle a. polari (circa 100 ogni anno) si ha alle latitudine di 60-70°; raramente si verificano alle basse latitudini. I satelliti artificiali hanno evidenziato che le a. visibili sono solo la manifestazione più appariscente di un fenomeno permanente (a. diffuse). Osservando la Terra dallo spazio, si distingue infatti, in ciascun emisfero, una fascia debolmente luminosa (ovale aurorale) con centro situato approssimativamente nel polo geomagnetico, che ha un diametro di 4000 km e uno spessore di 500 km. Le a. dipendono dall’interazione del vento solare (plasma di protoni ed elettroni emesso dal Sole) con il campo magnetico terrestre: le particelle, dotate di alta velocità, si avvolgono spiralizzando attorno alle linee di forza del campo riflettendosi nelle regioni polari dove l’intensità di questo è maggiore e le linee di forza tendono a convergere. La luce aurorale è emessa dagli atomi e dalle molecole dell’alta atmosfera eccitati nelle collisioni con le particelle del vento solare. La frequenza delle a. visibili e l’estensione dell’ovale aurorale variano con l’attività solare. L’ovale aurorale si estende nella regione dove sono radicate le linee di forza del campo magnetico terrestre e gli ondeggiamenti sono provocati dalle variazioni dei campi elettromagnetici agenti sugli elettroni. Le sonde spaziali Voyager hanno rivelato che le a. si verificano anche su Giove e Urano.