La parte di uno scritto e, più spesso, di un’opera scenica, narrativa, o di un film, in cui sono introdotti a parlare due o più personaggi.
Prescindendo dalle opere sceniche, dove è nel suo proprio luogo, e senza tener conto degli elementi dialogici contenuti nelle liriche, nei poemi, nella prosa narrativa, il d. come genere letterario si può dire nasca con Platone, per l’esigenza di presentare drammaticamente il processo di scoprimento e di conquista della verità, attraverso il contrasto di opposte opinioni. L’elemento drammatico si attenua e scompare nelle ultime opere di Platone che, pur conservando l’esteriore forma di d., si avvicinano piuttosto alla sistematicità del trattato. Trattati veri e propri sono i d. di Aristotele. Presso i Romani, Cicerone riprese il dialogo aristotelico, ma lo rese di tipo più urbano, con maggiori riflessi della vita circostante. Carattere più strettamente letterario ebbero nel 2° sec. d.C. i d. di Luciano, brillanti, ironici, epigrammatici, assai prossimi al mimo.
Nella letteratura cristiana il d. fu uno dei mezzi più in uso ed efficaci di discussione e di propaganda religiosa, adoperato o per convincere il contraddittore delle nuove idee, o per riferire dispute realmente avvenute, o per fare l’apologia di un santo. Ricordiamo soltanto i d. di s. Girolamo e di s. Agostino.
Per tutto il Medioevo si ebbe una viva e varia fioritura di d. d’argomento spirituale, morale, filosofico, retorico: caratteristica è la frequente personificazione di cose astratte e di concetti. Una storia particolare hanno i contrasti e le altercationes. Forma dialogica hanno il Secretum e il De remediis utriusque fortunae di F. Petrarca.
Nel Rinascimento il d. si allaccia agli esempi classici: prevale naturalmente l’esempio di Cicerone e di Platone; ma spesso è sensibile, e in alcuni autori (G. Pontano, Erasmo da Rotterdam) è forte, l’influsso di Luciano. In forma dialogica sono alcune delle più significative opere del tempo: i dialoghi di Pontano, gli Asolani di P. Bembo, L’arte della guerra di N. Machiavelli, i Colloquia di Erasmo, il Cortegiano di B. Castiglione, i Ragionamenti di P. Aretino, i dialoghi di G. Bruno.
Nel 17° sec. continua a essere variamente adoperato: il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo e i Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze di G. Galilei sono i capolavori della prosa scientifica italiana. La fortuna del genere prosegue nel 18° sec. in Italia (F. Galiani) e fuori, specie in Francia (Fénelon, Fontenelle, Montesquieu, Voltaire), e nel 19° sec. (Operette morali di G. Leopardi, quasi tutte dialogiche), per declinare subito dopo.
Composizione vocale (per due o più voci accompagnate) del 16°-17° sec., su testo religioso o profano, in forme dialogica. Il termine indicava anche un componimento per due o più strumenti, in stile concertante, in forme varie, coltivato nel 17° secolo.