In generale, quella parte dell’attività e della teoria educativa che concerne i metodi di insegnamento. Si distingue una d. generale, riferita ai criteri e alle condizioni generali della pratica educativa, dalle d. speciali relative alle singole discipline d’insegnamento o alle caratteristiche particolari (età, capacità, ambiente) dei soggetti dell’apprendimento. La d. sperimentale, avvalendosi di metodi e tecniche elaborati dalla psicologia e dalla statistica, mira a verificare e misurare l’efficacia di specifiche modalità dell’intervento educativo.
D. modulare Modalità organizzativa dell’attività d’insegnamento-apprendimento che consiste nella predisposizione di unità distinte e autosufficienti, ognuna delle quali è contrassegnata da un definito nucleo tematico, anche interdisciplinare, e da specifiche modalità e sussidi didattici. La d. modulare si è affermata negli ultimi anni del 20° sec., di pari passo con le tematiche connesse alla definizione di sistemi formativi integrati e allo sviluppo delle strategie di educazione degli adulti o di formazione continua. Il suo obiettivo è di pervenire a un sistema flessibile di ‘unità capitalizzabili’, dette anche moduli, intese come ‘tessere’ attestanti le conoscenze e competenze acquisite (➔ credito). Un forte impulso nella direzione della d. modulare potrà venire dal vasto spazio riconosciuto all’autonomia delle istituzioni scolastiche. La strategia connessa alla d. modulare, inoltre, è indirettamente sollecitata dalla stessa accelerazione del processo di integrazione europea, che ha posto l’esigenza di garantire una sostanziale equivalenza degli standard di competenze acquisite negli ordinamenti dei diversi paesi.
Per la d. delle lingue moderne ➔ glottodidattica.