Pediatra e psicanalista britannico (Plymouth 1896 - Londra 1971). Giunse alla psicoanalisi partendo da una vasta esperienza pediatrica. Tra i suoi contributi fondamentali vi è quello relativo all'esperienza della comparsa nello sviluppo del bambino (dai sei ai dodici mesi) dell'"oggetto transizionale", al quale il soggetto attribuisce un particolare valore, poiché rappresenta per lui qualcosa che sta tra sé e un'altra persona importante, per lo più la madre.
Dapprima assistente al Paddington Green Children's Hospital di Londra, rivolse ben presto in modo specifico i suoi interessi alla psicanalisi; fu per due volte (1956-59; 1965-68) presidente della British psycho-analytical society. Le tappe dell'approdo di W. alla psicanalisi da una vasta esperienza pediatrica caratterizzata da profonda sensibilità per i problemi emotivi connessi con i disturbi pediatrici (della quale è testimonianza il suo primo libro Disorders of Childhood, 1931) sono delineate nel volume Through paediatrics to psychoanalysis (1968; trad. it. 1975). Il rapporto oggettuale primario fra madre e bambino è per W. il nucleo centrale dal quale si articola lo sviluppo psichico dell'individuo: in questa prospettiva W. ha esplorato le aree più precoci dell'esperienza soggettiva riformulando, all'interno della teoria psicanalitica, alcuni fenomeni cruciali quali la formazione del sé, la costituzione dell'Io, l'acquisizione della realtà esterna, ecc. Il fattore ambientale viene ad assumere un ruolo di primo piano nel modello psicanalitico dello sviluppo infantile da lui proposto. Il ruolo del supporto e delle cure materne (funzione di holding) nello sviluppo emozionale del bambino viene concettualizzato da W. nei termini di "ambiente primario facilitante", che costituisce la base della forza dell'Io. All'inizio della vita extra-uterina l'interazione tra il neonato e la madre è così stretta che il bambino solo successivamente riesce a discriminare tra me e non-me, fra il sé e l'ambiente. Questo processo è collegato da W. all'emergenza dei "fenomeni transizionali" la cui concettualizzazione rappresenta uno dei suoi contributi fondamentali. L'esperienza connessa con la comparsa (dai sei ai dodici mesi) dell'"oggetto transizionale" (un pezzo di stoffa, un giocattolo o altro), definito come il "primo possesso non-me", è cruciale per lo sviluppo del bambino perché lo aiuta a sostenere la sua realtà interna emergente e a differenziarla dal mondo esterno nella costruzione del "vero sé". Il fallimento di questa esperienza genera la "difesa del falso sé compiacente", l'analisi della cui genesi e struttura nella vita adulta e infantile è uno dei contributi più rilevanti di W. in campo psicopatologico. Tra le altre sue opere: The maturational processes and the facilitating environment (1965); Playing and reality (post., 1971); Therapeutic consultations in child psychiatry (post., 1971).