Nome con cui è conosciuto in Occidente il pittore, grafico e architetto Eliezer M. Lisickij (Počinok, Smolensk, 1890 - Mosca 1941), una delle figure principali dell'avanguardia russa. Seppe fondere nelle sue opere i principi del costruttivismo con elementi del suprematismo; utilizzò spesso le tecniche del fotomontaggio e del collage anche per la realizzazione di poster propagandistici.
Studiò ingegneria a Darmstadt (1908-14). Nel 1917 con Chagall si dedicò all'illustrazione di libri, soprattutto per ragazzi. Importante fu il suo soggiorno alla scuola d'arte di Vitebsk (1919-20) dove, accanto a Chagall e Malevič, insegnò architettura e arti grafiche: cominciò allora a realizzare i proun, che definì "stazione di transito dalla pittura all'architettura sulla via costruttiva della nuova configurazione". In Germania, nel 1921, fu a contatto con artisti e architetti d'avanguardia: conobbe L. Moholy-Nagy, sul quale esercitò una notevole influenza. Collaborò con I. G. Erenburg alla prima rivista internazionale costruttivista, pubblicata in russo, tedesco e francese (Vešč´, Gegenstand, Objet), fondò (1922) con Richter la rivista G (Gestaltung) a Berlino, in Svizzera il gruppo e la rivista ABC (1923-25), pubblicò con H. Arp Die Kunstismen (1925). Tornato nell'Unione Sovietica, continuò la sua attività grafica e di progettista; dal 1932 collaborò alle riviste SSSR na strojke e Architektura SSSR.
L. creò nelle sue opere una sintesi dei principi del costruttivismo e del suprematismo, utilizzando l'asse dinamico e asimmetrico tipico delle opere suprematiste e introducendo nello stesso tempo un ritmo meccanico regolare di matrice costruttivista. Nel 1920 disegnò la Storia di due quadrati (pubblicata nel 1922 da Van Doesburg), una storia simbolica ambientata in un cerchio rosso (la terra), i cui protagonisti sono un quadrato rosso e uno nero in lotta contro il caos, rappresentato da un insieme confuso di figure geometriche. All'Esposizione Internazionale di Dresda (1926) progettò la sala dell'arte moderna; nel 1928 progettò una sala del padiglione sovietico dell'esposizione "Pressa" di Colonia; nel 1929 la sezione sovietica "Film e Foto" dell'esposizione di Stoccarda; del 1939 è il progetto del ristorante della sezione sovietica della Fiera Internazionale di New York; del 1941 quello del padiglione sovietico dell'Esposizione Internazionale di Belgrado (non realizzato a causa della guerra). Alcuni suoi saggi sono stati tradotti in italiano (1967).