Particella elementare leggera, portatrice di una carica elettrica negativa di cui tutte le cariche esistenti in natura sono multipli interi (a parte il segno): la carica elettrica e dell’e. costituisce cioè la carica elementare, il quanto di elettricità.
Fu G.J. Stoney che, nel 1874, per spiegare in modo semplice le leggi dell’elettrolisi, enunciate da M. Faraday nel 1833, ipotizzò l’esistenza di un atomo di elettricità che poi chiamò elettrone (1891). Nel 1897, J.J. Thomson, sperimentando sui raggi catodici, rivelò per la prima volta l’e. e constatò che esso possedeva una massa, sia pure molto piccola (circa 1837 volte più piccola di quella dell’atomo più leggero, l’atomo di idrogeno).
Gli e., insieme con il nucleo, sono i costituenti dell’atomo. La misurazione della carica fu effettuata nel 1909 da R.A. Millikan con una celebre esperienza. Il valore oggi accettato per la carica elettrica è:
L’e. possiede un momento intrinseco della quantità di moto (➔ spin), come se ruotasse su sé stesso a mo’ di trottola, e quindi anche un momento magnetico intrinseco (➔ particelle elementari). E. di conduzione E. (detto anche e. libero) al cui moto in seno a un mezzo materiale è dovuta la conducibilità termica ed elettrica del mezzo in questione (➔ banda). E. K, L, M, N, O Rispettivamente ogni e. appartenente al primo, secondo, terzo, ... anello elettronico di un atomo, cioè caratterizzato da un numero quantico totale pari a 1, 2, 3 ecc.
E. legato In contrapposto a e. libero, e. fortemente vincolato al nucleo dell’atomo. E. positivo Antiparticella dell’e., detta propriamente positrone. E. primario E. che dia luogo a un processo di emissione, e in particolare di emissione secondaria. E. secondario Ogni e. che si libera per emissione secondaria, cioè in seguito al bombardamento di una superficie conduttrice da parte di e. primari o di ioni positivi. E. s, p, d, σ, π, δ Denominazioni assunte dagli e. sulla base del tipo di struttura alla quale appartengono: così in un atomo, a seconda del valore del numero orbitale azimutale l del livello energetico a cui appartiene, un e. viene detto s (numero quantico orbitale azimutale l=0), p (l=1), d (l=2); analogamente in una molecola a simmetria assiale (per es., biatomica) gli e. σ, π, δ corrispondono a numeri quantici orbitali azimutali 0, 1 e 2. E. spaiato E. (detto anche non accoppiato) in genere descritto da un orbitale s, da un orbitale p o da un ibrido s-p, che, nella formazione di una molecola, non partecipa al legame covalente dell’atomo cui esso appartiene. La presenza di tali e. ha spesso come conseguenza la formazione di un momento di dipolo elettrico oppure la creazione di complessi chimici. E. di valenza Gli e. dello strato più esterno dell’atomo, da cui principalmente dipende la formazione dei vari tipi di combinazioni chimiche (➔ legame chimico).