Etiopia
Un antico impero allo stremo
L'Etiopia è oggi uno dei più popolosi Stati d'Africa, ma anche uno dei meno modernizzati e dei più poveri del mondo. Costretta da una storia tormentata a rincorrere la sopravvivenza, l'Etiopia ha conosciuto situazioni drammatiche: carestie e guerre, divisioni etniche e linguistiche, contrasti religiosi e politici, sullo sfondo dell'antica storia gloriosa di un impero che si credeva invincibile
A metà tra Equatore e Tropico, il territorio etiopico è un altopiano, con brevi catene e massicci spesso di origine vulcanica (Ras Dascian, 4620 m); vi si aprono valli di fiumi (Nilo Azzurro e suoi affluenti, Auasc, Uebi Scebeli), laghi e fosse tettoniche. Alto a ovest e al centro, l'altopiano si abbassa a est nella Depressione Dancala (-116 m rispetto al mare) e nell'Ogaden.
Sopra i 2.000 m il clima è temperato, umido e favorevole alla presenza umana e all'agricoltura; a bassa quota è caldo e poco piovoso. La vegetazione spontanea e la fauna selvatica sono state molto ridotte dall'intervento degli uomini.
La popolazione aumenta con grande rapidità. Eccetto la capitale, Addis Abeba, le città sono piccole e quasi tutti gli abitanti vivono in villaggi agricoli sparsi sull'altopiano. Le risorse economiche non sono affatto cresciute quanto la popolazione e sono quelle tradizionali (agricoltura per il consumo locale, e caffè per l'esportazione); quasi non esiste un'economia moderna: il paese sopravvive grazie agli aiuti internazionali.
Popolato già in età preistorica, il territorio dell'attuale Etiopia fu sede, dal 1° secolo d.C., del fiorente regno di Axum, che adottò nel 4° secolo il cristianesimo copto. Minacciato dall'espansione araba a partire dal 7° secolo, il regno di Axum crollò intorno al 970. Da allora, la fortissima pressione islamica, la costante infiltrazione di popolazioni nomadi e l'arrivo degli europei nel 16° secolo caratterizzarono la storia del paese, che a partire dal Cinque-Seicento entrò in una fase di profonda decadenza e frammentazione.
L'unità politica e territoriale dell'Etiopia fu ristabilita, tra il 19° e il 20° secolo, dapprima dall'imperatore Teodoro II e successivamente soprattutto da Menelik II e da Hailé Selassié, il quale fu incoronato re nel 1928 e poi imperatore nel 1930. Poco dopo la morte di Teodoro II, ebbe inizio la penetrazione italiana nella regione, che subì una pesante battuta di arresto con la sconfitta di Adua del 1896. L'offensiva italiana riprese in epoca fascista, con la guerra di Etiopia del 1935-36. Ne derivò l'annessione del paese all'impero coloniale italiano, che ebbe però termine nel 1941-42 con la sconfitta delle truppe italo-tedesche in Africa durante la Seconda guerra mondiale. Fino al 1974 l'Etiopia rimase sotto il governo di Hailé Selassié. Nel 1977 salì al potere il colonnello Hayla M. Menghistu che impose un regime militare di carattere socialista durato sino al 1991. Nel 1995 divenne capo del governo Meles Zenawi. Grave focolaio di crisi sin dall'inizio degli anni Cinquanta fu la questione dell'Eritrea, dapprima federata all'Etiopia (1952) e poi annessa come semplice provincia (1962). La resistenza dei nazionalisti portò all'indipendenza dell'Eritrea nel 1993, nel quadro però di gravi tensioni tra i due Stati che si sono protratte fino all'inizio del 21° secolo.