Profeta ebreo, terzo dei grandi dopo Isaia e Geremia, vissuto tra la fine del sec. 7º e l'inizio del 6º a. C. Da lui prende il nome un libro biblico in quattro parti: la prima con le profezie precedenti alla caduta di Gerusalemme; la seconda con un intermezzo dedicato ai popoli stranieri; la terza con le profezie sulla ricostruzione di Gerusalemme; la quarta con una visione ideale della comunità risorta.
Secondo la narrazione del libro biblico che porta il suo nome, E. era di stirpe sacerdotale; fu deportato in Babilonia quando Gerusalemme fu conquistata per la prima volta (597 a. C.). In una località non identificata (forse la storpiatura ebraica di un nome babilonese) chiamata Tel-Abib, situata nei pressi del canale Kébar, vicino Nippur, ebbe la prima rivelazione divina, che secondo la cronologia del suo libro data al 593. S'inizia così la missione profetica di E., caratterizzata da una serie di azioni simboliche e di visioni destinate a impressionare fortemente i suoi uditori. In una prima fase, quella che precede la caduta finale di Gerusalemme, E. ammonisce continuamente i suoi compagni esuli sulla sorte che attende gli Ebrei rimasti in Palestina e reagisce alle loro illusioni, alimentate da falsi profeti e profetesse, affermando che Yahweh ha decretato ormai senza remissione il castigo. È una punizione collettiva, questa, che segue la violazione da parte degli Ebrei del patto contratto con Yahweh sul Sinai; ma gli esuli debbono guardarsi anche dalle colpe individuali, per cui, a meno che non si convertano, saranno anche loro annientati. Quando Gerusalemme cade sotto i colpi di Nabucodonosor (587), l'oggetto della predicazione di E. muta: egli può ora annunciare che dalla rovina il popolo d'Israele risorgerà purificato, come ossa che al comando divino si rivestono di carne. E. vede nei particolari della sua organizzazione la nuova comunità e la annuncia ai compagni: è una teocrazia sacerdotale, in cui, realizzatasi la felice simbiosi del profetismo e della legge, si delinea l'ultimo e immancabile avvento del regno del Messia. Così, la profezia di E. si svolge caratteristicamente contro il corso degli eventi: quando la potenza politica sussiste, ne afferma il crollo; quando questo è avvenuto, assicura il risorgimento della nazione. Pure caratteristica di E. è la sintesi di fede e culto: mai come nella sua opera essi trovano in Israele organica e compiuta unità. L'ultima profezia di E. può datarsi al 571 a. C., sicché il suo ministero dovette avere una durata di almeno 25 anni.